DI WALTER GALBIATI, Repubblica. Siamo a metà strada dell’agenda 2030, il programma sottoscritto da 197 nazioni nel 2015 per uno svilupposostenibile. Tra gli obiettivi figura anche la riduzione del divario di genere. E l’ultimo rapporto sul Gender gap stilato congiuntamente da UN Women, l’organizzazione delle Nazioni Unite il cui scopo è sviluppare programmi per colmare le disparità uomo-donna, e Desa, il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, prende tristemente atto che l’obiettivo non verrà centrato, anzi si sta allontanando sempre di più.
Se le tendenze attuali continueranno, nel 2030 più di 340 milioni di donne e ragazze vivranno ancora in condizioni di estrema povertà e quasi una su quattro sperimenterà un’insicurezza alimentare moderata o grave. Il divario di genere nelle posizioni di potere e di leadership rimane radicato e, al ritmo attuale dei progressi, la prossima generazione di donne trascorrerà in media 2,3 ore in più al giorno in lavori domestici e di cura non retribuiti rispetto agli uomini.
Nessun Paese è in grado di eliminare la violenza dei partner nelle relazioni e la quota delle donne nelle posizioni dirigenziali sul posto di lavoro rimarrà al di sotto della parità anche nel 2050.
Sono stati compiuti discreti progressi nell’istruzione delle ragazze, ma i tassi di completamento degli studi rimangono al di sotto della soglia universale. In questo scenario, nasce l’evento di Affari e Finanza, “Closing the gender gap” che si terrà lunedì 27 novembre a Milano presso la Fondazione Feltrinelli e avrà come ospite d’eccezione Sima Sami Bahous, la direttrice esecutiva di UN Women che illustrerà l’attuale scenario mondiale, prospettando le possibili correzioni.
Nel corso della giornata (l’evento inizierà alle 14 e ci si può iscrivere sul sito di Repubblica), verrà affrontata in particolare la situazione dell’Italia. Il nostro Paese occupa la 79esima posizione nella classifica stilata dal World Economic Forum, il Global gender gap Index che prende in considerazione ben 149 Paesi. Al primo posto è fissa l’Islanda che, pur essendo il Paese più virtuoso, lo scorso 24 ottobre ha indetto un giorno di sciopero generale, a cui ha partecipato anche la premier, contro la disparità di genere.
I ricercatori del Wef stimano che a livello europeo ci vorranno67 anni per colmare il Gender gap.
Ad aprire il dibattito sarà il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, che dialogherà con l’ex ministro di Giustizia del governo Draghi nonché primo presidente donna della Corte Costituzionale, Marta Cartabia. Il punto di partenza sarà l’articolo 3 della Costituzione italiana, che chiede pari dignità sociale per tutti, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinione politiche e condizioni personali e sociali. E chiede di rimuovere tutti gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione.
Sarà poi Linda Laura Sabbadini, statistica esperta in studi sulla disparità di genere e già direttrice Istat, a spiegare come mai non solo l’Italia si trovi in fondo alle classifiche mondiali, ma anche perché in Europa sia l’ultima per occupazione femminile.
La prorettrice della Bocconi, Paola Profeta, illustrerà invece il divario economico e le sue origini, mentre Claudia Vacanti, Head of individual solution di Unicredit, parlerà del diverso approccio al risparmio tra uomini e donne. Il professor di psicopatologia dello Sviluppo, Massimo Ammaniti, affronta il Gender gap chiedendosi se non si tratti anche di differenziazione di genere, mettendo in luce comparativamente i diversi percorsi di sviluppo fin dalle prime fasi del periodo fetale.
Non mancheranno poi le testimonianze e le storie. L’amministratrice delegata di Simest, Regina Corradini D’Arienzo, racconta la leadership femminile in una grande azienda di Stato, mentre Giorgia Favaro, Field service director Regione Sud Mc Donald’s, il suo percorso in una grande multinazionale.
Le giornaliste Oriana Liso e Claudia De Lillo porteranno sul palco due storie di donne: quella di Virginia Scirè, imprenditrice di Castelfranco Veneto, che ha creato Wear-Me, un’azienda pensata a misura di donna per orari e flessibilità. E quella di Cecilia Snichelotto, che da dipendente è poi riuscita a diventare franchisee di due McDonald’s a Napoli e ora si appresta ad aprirne altri due. Spiccano infine gli interventi di due responsabili di Risorse umane, Francesca Morichini di Amplifon e Marina Montepilli di Alleanza Assicurazioni, nelle cui aziende si va ben oltre la parità di genere: nella prima lavorano più donne che uomini e nlla seconda le manager donne vanno oltre il 50%.
Secondo le Nazioni Unite, nel 2030 non si centrerà l’obiettivo globale
Lunedì 27 a Milano presso la Fondazione
Feltrinelli l’evento sul gender parity gap
Sima Sami Bahous, executive director UN
Women, spiegherà cosa si può fare