La migliore tra tutte è la Usl Berica (Ovest vicentino e Vicenza), tra quelle che incassano i punteggi più bassi ci sono la Polesana il Veneto Orientale e la Serenissima. A comparare le performance delle aziende sanitarie del Veneto scattando una fotografia post accorpamento, è lo studio del professor Vincenzo Rebba (Università di Padova), il quale ha illustrato i dati della ricerca realizzata per l’Ires Veneto effettuata tra il 2017, anno zero per l’unificazione delle Usl, e il 2018. La presentazione si inserisce all’interno dell’incontro sulle prospettive del sistema sociosanitario veneto organizzato dalla Cgil regionale all’indomani della pubblicazione delle nuove schede ospedaliere al quale hanno partecipato l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, i segretari regionali di Cgil Cisl Uil Christian Ferrari, Anna Orsini, Gerardo Colamarco.
PERFORMANCE. «Abbiamo scattato» premette Rebba «una fotografia che si basa su dati pre-accorpamento e che ci consente di capire cosa accade adesso». Le performance si misurano da 1 a 10 e il paramento più importante è la cosiddetta “capacità di risposta” di una Usl, la media tra l’invecchiamento della popolazione e il servizio offerto in rapporto alla cronicizzazione delle malattie. «Tra le Usl che mostrano segni di forte debolezza per carenza di strutture c’è la Polesana, dove la presenza di malattie e l’invecchiamento della popolazione è talmente forte che non è compensato dalla risposta territoriale né ospedaliera». Più basso è il punteggio più in difficoltà è l’Usl. Anche l’Usl 3 Serenissima zoppica: «Abbiamo il medesimo problema di invecchiamento della popolazione e di alti indici cronicità» la risposta. «Il tasso di invecchiamento alto si traduce in un impatto in termini di domanda difficile: questo non vuol dire che non si diano buoni servizi, ma rispetto alle altre si fa più fatica». Un altro indicatore è la cosiddetta “appropriatezza” che misura, ad esempio, l’eccesso di parti cesarei, la durata della degenza, le amputazioni di un piede causate dal diabete (scarsa prevenzione), gli accessi impropri al Pronto soccorso. La Usl Berica ha 10 in “capacità di risposta” e 10 in “efficienza”. Un altro 10 lo conquista la Marca trevigiana e infine l’Usl Scaligera. L’Usl Serenissima ha una tre le medie più basse: «La Serenissima sconta problemi di bilancio di partenza che continuano, vedi il peso del project financing dell’Angelo, e componenti che partivano da performance più basse come Chioggia e Dolo-Mirano».
LA FOTOGRAFIA. «Per noi il più importante è l’indicatore di capacità di risposta alla domanda del territorio, che scatta il fermo immagine di una situazione eterogenea: alcune aziende hanno punti di forza, ma anche debolezze che derivano dalle precedenti Usl e in generale, i territori più disomogenei sono quelli con più pressione di domanda. Con questo studio abbiamo analizzato l’anno zero». Il segretario della Cgil, Paolo Righetti, sintetizza l’allarme: «Lo studio conferma le nostre paure rispetto al ritardo nell’attivazione delle strutture i servizi e l’assistenza territoriale che il Pano sociosanitario definiva, inoltre non vediamo risorse adeguate della Regione né programmazione con tempi certi» esordisce. «La nostra preoccupazione è la carenza estrema di organici, medici, specialisti e professionalità necessarie che rischiano di mettere in ginocchio l’offerta servizi e di spostare verso il privato e privato convenzionato l’attività».
LANZARIN. L’assessore regionale Manuela Lanzarin, è ritornata sulla carenza di personale: «Il problema dei medici è contingente e urgente, i numeri vanno di pari passo con le risorse umane». Nessuna tentazione, tuttavia, di pensare a un’addizionale Irpef per la sanità: la Regione è contraria. (Marta Artico)
LA NUOVA VENEZIA – Sabato, 23 marzo 2019