Modifiche destinate ad essere recepite nel parere dei relatori atteso per venerdì che la commissione voterà mercoledì 23. Obiettivo: non ripetere il 15 a 15 di 45 giorni fa sui comuni
Addizionale Irpef da subito all’1,4% Priva della zavorra “tassazione della prima casa” che aveva appesantito il federalismo municipale la trattativa su fisco regionale e provinciale è presto decollata. Lo conferma la nuova bozza che il ministro Roberto Calderoli ha presentato ieri e che accoglie molte parole d’ordine del Pd: dai vincoli all’addizionale Irpef, che potrà salire da subito all’1,4% ma solo per i redditi superiori a 28mila euro, all’anticipo della perequazione; dall’assetto tributario delle città metropolitane all’introduzione degli obiettivi di servizio come antipasto dei lep. Modifiche destinate a essere recepite nel parere – o nei pareri se non si arrivasse a un accordo totale – dei due relatori Massimo Corsaro (Pdl) e Francesco Boccia (Pd) che è atteso per domani e che la commissione voterà mercoledì 23. L’obiettivo del governo è non ripetere il 15 a 15 di un mese e mezzo fa sui comuni. Ma se ne saprà di più oggi quanto il responsabile della Semplificazione incontrerà il terzo polo mentre i democratici sfoglieranno la margherita “sì, no o astensione”.
Il quinto decreto attuativo del federalismo nasce dunque all’insegna della collaborazione tra maggioranza e opposizione. L’intera impalcatura del testo ne è uscita modificata, a cominciare dai futuri tributi dei governatori. Fino al 2012 le regioni manterranno l’attuale compartecipazione Iva al 44,7%, che dal 2013 verrà rideterminata con un decreto del presidente del consiglio (dpcm) e parametrata sui consumi del territorio. Con una novità non di poco conto: nel calcolo si terrà conto anche del gettito prodotti dai soggetti non market (Pa, università e onlus).
A questa si aggiungerà un’addizionale Irpef bifronte, con una parte fissa (all’inizio 0,9%) e una variabile. E qui arriva un’altra novità di rilievo: lo sblocco dell’addizionale parte «dal 2011». Ciò significa che il tetto dell’addizionale potrà essere portato (da subito e fino al 2013) all’1,4%, per passare al 2% nel 2014 e al 3% dal 2015 in poi. Al tempo stesso viene precisato che non si potrà andare oltre l’1,4% per i primi due scaglioni di reddito. Includendo quindi i lavoratori autonomi che nella formulazione originaria sembravano esclusi. A differenza di quanto chiesto dal Pd sopravvivono le detrazioni territoriali per la famiglia cumulabili con quelle nazionali.
Il paniere dei tributi regionali è completato dall’Irap. Che conserva il suo profilo originario. Dal 2013 (anziché dal 2014), l’aliquota potrà essere ridotta fino a essere azzerata. Tranne che nelle regioni che abbiano già portato l’addizionale Irpef oltre l’1,4 per cento. Al tempo stesso sopravvivrebbero, trasformandosi da erariali in regionali, tutti quei tributi minori che all’inizio dovevano essere soppressi, come la tassa di abilitazione professionale o sull’occupazione di aree pubbliche.
Dal 2013 i trasferimenti statali scompariranno e l’insieme delle imposte citate servirà a garantire al 100% sull’intero territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni (lep) nelle materie fondamentali: sanità (su cui si veda altro articolo in pagina), istruzione, assistenza e spese in conto capitale del trasporto locale. L’asticella verrà fissata al livello dei tre territori benchmark; per chi si trova al di sotto interverrà la perequazione. In attesa che una legge statale fissi i lep sulla base della ricognizione affidata a Istat e Sose Spa. Nel frattempo la conferenza unificata fisserà degli obiettivi di servizio temporanei che, nei tempi e nei modi fissati dal patto di convergenza, dovranno avvicinarsi ai lep. Ed è questa forse l’apertura più importante incassata dal Pd insieme alla specificazione che i tagli della manovra estiva per il 2012 saranno recuperati e all’anticipo di un anno dell’entrata a regime del fondo perequativo: l’addio alla spesa storica e l’avvio del percorso che porterà in cinque anni ai costi standard viene infatti anticipato dal 2014 al 2013.
Oltre al fisco regionale il provvedimento si preoccupa di disciplinare quello di province e (new entry) città metropolitane. Dal 2012, le prime dovrebbero contare in primis sull’imposta del 12,5% che grava sull’Rc auto, manovrandola in su o in giù del 3,5% (e non più del 2,5%). E poi su un’Ipt riveduta e corretta, su una compartecipazione all’Irpef – che sarà determinata da un futuro dpcm e dovrà compensare sia i trasferimenti statali correnti e in conto capitale sia la soppressione dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica – e su una una tassa di scopo allungata a 10 anni come è stato fatto per i comuni dal decreto precedente. Mentre per compensare l’addio agli “assegni” regionali si attingerà al bollo auto. Quanto alle città metropolitane, una volta istituite riceveranno Ipt, imposta sull’Rc auto, tassa di circolazione e una compartecipazione all’Irpef.
Ilsole24ore.com – 17 marzo 2011