Le nuove addizionali regionali dell’Irpef, maggiorate dal decreto «salva Italia», cominceranno a farsi sentire sulla busta paga di gennaio, fra pochi giorni. La misura, come si ricorderà, non verrà applicata in modo uniforme su tutto il territorio, gravando in modo differente da Regione a Regione in base all’aliquota applicata. Con il decreto Monti si passa dallo 0,9% all’1,23% con un aumento dello 0,33%, determinando un maggior gettito di 2.085 milioni di euro. Ma questo maggiore esborso va a sommarsi alle aliquote preesistenti, che in alcuni casi erano già al massimo livello. In particolare alla maggiorazione all’1,23% vanno aggiunte quelle decise dalle singole Regioni che possono sommarvi al massimo uno 0,50%.
Se poi si tratta di Regioni che presentano un deficit sanitario, queste possono aggiungere un ulteriore 0,30%. E quanto avverrà in alcune Regioni meridionali: Calabria, Campania e Molise, dove il budget della sanità è stato sforato. In queste Regioni dunque l’aliquota complessiva sarà pari al 2,03%, il che vuol dire per un cittadino della Campania con un reddito imponibile di 3o mila euro, sborsare l’anno prossimo 609 euro complessivi, una rata mensile (su undici) di 55 euro, a fronte di un cittadino lombardo, con lo stesso reddito, che invece dovrà preventivare di pagare al Fisco 427 euro, con una rata mensile di 39 euro. Oppure di un veneto che pagherà ancora di meno: 369 euro annui. In media in Italia il maggiore esborso complessivo sarà di 62 euro in più, se si parte da un reddito imponibile medio di 18.9oo euro: il prelievo annuo cioè passerà da 231 a 293 euro. Se si parte invece da un imponibile di 3o mila euro, si pagheranno 99 euro in più. Infine se la base di partenza sono 5o mila euro, il balzello aumenterà di 165 euro. Abbiamo preso in considerazione tre Regioni con aliquote diverse: la Lombardia, che applica, a scaglioni di reddito, aliquote che vanno dal-1’1,23% all’1,73%; il Lazio che applica quella dell’1,73% e la Campania, che è costretta alla massima del 2,03%. In queste tre aree territoriali abbiamo inserito, con la collaborazione dello Studio De Fusco, tre profili differenti: l’operaio d’industria di 2 livello con una retribuzione lorda annua di 17.387 euro, da cui abbiamo immaginato di dedurre i contributi e una quota di previdenza complementare. Questo soggetto a gennaio pagherà 17,2 euro in Lombardia, 24,2 in Lazio e 28,4 in Campania. Il secondo profilo considerato è l’impiegato di commercio di 4 livello con uno stipendio lordo annuo di 20.590 euro. Nel suo caso abbiamo ipotizzato una deduzione per il pagamento dei contributi e
una per l’assegno di divorzio da 2.80o euro. In questo modo l’impiegato pagherà 18 euro in Lombardia, 25 in Lazio e 29,3 in Campania. L’ultima ipotesi riguarda un dirigente d’industria che viene retribuito 61 mila euro annui e che paga i contributi, la previdenza complementare e gode di una deduzione per assistenza sanitaria. Nel suo caso a gennaio l’addizionale Irpef peserà per 73,1 euro in Lombardia, per 81,6 in Lazio e per 95,8 in Campania. Il pagamento delle nuove addizionali non partirà per tutti da questo mese. Non c’è una data unica, come spiega Enzo De Fusco, consulente del lavoro a Roma. Per i pubblici dipendenti, l’addizionale che per tutti è retroattiva, cioè riferita al 2011, sarà calcolata nella busta paga di febbraio. Calcolata ma non trattenuta: l’esborso avverrà in nove rate a partire da marzo e fino a novembre. Nelle aziende private invece il conguaglio viene fatto tra dicembre e febbraio e, a seconda di quando cadrà, si inizierà a pagare. Così, nelle aziende che calcoleranno l’importo dell’addizionale a dicembre, la prima trattenuta verrà operata a gennaio e le rate saranno undici, fino a novembre. Naturalmente se il conguaglio verrà operato a gennaio, si inizierà a pagare a febbraio e le rate saranno dieci. Infine se il conguaglio sarà fatto a febbraio, si pagherà tra marzo e novembre. Quanto ai lavoratori autonomi, i primi esborsi verranno fatti a giugno.
Corriere della Sera – 18 gennaio 2012