L’industria chimica Miteni programma una riduzione progressiva nella produzione degli Pfas. L’azienda di Trissino, al centro delle cronache per il caso del vasto inquinamento in falda da composti perfluoro-alchilici, ieri ha confermato il piano industriale che vedrà queste produzioni via via diminuire. Lo ha fatto con una nota congiunta con i sindacati Cgil, Cisl e Uil e Confindustria, dopo un incontro voluto dalle sigle sindacali.
Il faccia a faccia era stato richiesto dalla Triplice per «un confronto sul piano industriale di riconversione delle produzioni e sulla bonifica del sito aziendale». Oltre all’ad di Miteni Antonio Nardone c’erano Carlo Frighetto e Annalisa Cristellon (Confindustria), Giampaolo Zanni (Cgil), Riccardo Camporese (Cisl) e Grazia Chisin (Uil). Fra le notizie più attese, da parte sindacale, c’era l’ufficializzazione della programmazione futura dell’azienda. Nardone ha presentato un piano di investimenti e le prospettive per lo sviluppo di nuovi prodotti, che riguarderanno «in particolare il settore farmaceutico». Inoltre l’amministratore ha fatto il punto sul settore agrochimico, altra area a cui storicamente Miteni destina buona parte della produzione e che è in «forte calo». Per quanto riguarda la produzione dei perfluorurati, come in parte preannunciato a dicembre, è stata evidenziata la «programmata riduzione delle celle di lavorazione da 26 a 14 e confermato che la produzione di Pfas comprende esclusivamente i Pfbs (catena corta)». Grande attenzione è stata posta dalle sigle sindacali a un tema che sta particolarmente a cuore ai dipendenti, i controlli sanitari su loro stessi e sugli ex lavoratori. Tema per il quale «era stata richiesta la presa in carico da parte della Regione nell’incontro svolto a palazzo Balbi a Venezia in aprile». L’amministratore di Miteni ha dichiarato che «oltre alla sorveglianza sanitaria interna, l’Usl ha chiesto e ricevuto tutti i dati dei lavoratori attuali e storici». L’azienda ha poi spiegato gli investimenti per la formazione e sicurezza del personale, oltre che per la riduzione dell’impatto ambientale e la bonifica del sito. Ed evidenziato «uno stato di continuo monitoraggio da parte delle istituzioni: negli ultimi 18 mesi l’azienda è stata oggetto di oltre 100 accessi ispettivi di cui 91 verbalizzati».
Sull’inquinamento da Pfas nella falda fra Vicenza, Verona e Padova c’è un’inchiesta della procura di Vicenza, che vede Nardone iscritto al registro degli indagati oltre ad altri amministratori passati e presenti. Le conseguenze dell’inquinamento sono presenti in particolare nei 21 Comuni della «zona rossa» a cavallo fra le tre province dove è in corso un maxi-screening regionale sui residenti.
Il Corriere del Veneto – 20 luglio 2017