La vespa velutina, altrimenti chiamata calabrone asiatico, è entrata in Europa nel 2004 ed è arrivata in Italia attraverso la Francia nel 2012. Attualmente è presente, oltre che in Italia, in Francia, Belgio, Germania, Spagna e Portogallo. Morfologicamente più piccola del calabrone, vive in nidi che possono ospitare più di 10.000 individui durante l’estate. La dieta principale di questo insetto sono gli impollinatori quali api, bombi, farfalle che la vespa cattura grazie ad una abilità di volo quasi sorprendente.
Gli adulti stazionano fuori dagli alveari attendendo le api bottinatrici in arrivo o in partenza catturandole ed utilizzandole per nutrire le larve. Di conseguenza le api non volano più e restano nell’arnia rischiando di indebolirsi per assenza di alimento. Il periodo peggiore è verso l’autunno, momento in cui la colonia di vespe raggiunge il massimo sviluppo. I nidi possono raggiungere dimensioni ragguardevoli e spesso sono difficili da individuare in quanto costruiti su piante ad altezze che possono superare i 5 metri e coperti dalla vegetazione. All’arrivo dell’inverno gli adulti muoiono e le giovani regine fecondate trascorrono il periodo freddo in ripari naturali o artificiali per poi iniziare l ’ovodeposizione ai primi caldi.
Dal 2016 la vespa, che inizialmente interessava i soli territori della Liguria e del Piemonte, è stata individuata anche in Veneto a Bergantino in provincia di Rovigo. La Regione Veneto si sta attivando per implementare la rete di monitoraggio già attiva nel centro-nord Italia utilizzando trappole e apiari sentinella. La individuazione dei nidi e la loro eliminazione è un’altra attività utile per la limitazione dello sviluppo di vespa velutina. La pericolosità per l’uomo è legata alla aggressività simile a quella del calabrone con rischi conseguenti alla puntura da parte di imenotteri. Purtroppo non è rara la possibilità che la vespa velutina costruisca nidi in vicinanza di zone antropizzate.
La vespa velutina non rientra nella lista delle malattie delle api dell’OIE, quindi non di interesse veterinario. Questo non vuole dire che anche i servizi veterinari non debbano farsi carico di collaborare con le associazioni degli apicoltori in difesa degli impollinatori, alcuni dei quali ormai in via di estinzione.
Per maggiori informazioni : www.stopvelutina.it, www.vespavelutina.eu
Gianluigi Bressan, Ulss 9 Scaligera
19 marzo 2017