Un tesoro da quasi 300 milioni di euro. È il patrimonio immobiliare inutilizzato della sanità veneta; terreni e fabbricati anche di rilevante valore, ma spesso dimenticati e del tutto improduttivi. La Regione, con delibera di venerdì scorso, ha ora deciso di mettere a frutto le sue ricchezze approvando il piano straordinario delle alienazioni del patrimonio immobiliare di Usl e aziende sanitarie. E poiché si tratta di svariate centinaia di beni, alcuni di valore milionario, Palazzo Balbi procederà per tappe cominciando dai pezzi piccoli che sono i più facilmente piazzabili sul mercato. «Con la delibera abbiamo affrontato l’intera partita dell’alienazione dei beni delle Usl», spiega l’assessore alla Sanità Luca Coletto, «Sarà fatta una riprogrammazione complessiva che riguarda tutti i beni attualmente in proprietà. Abbiamo, nel frattempo, avviato le procedure di vendita di varie centinaia di beni con un valore unitario al di sotto dei 150 mila euro. Le vendite, va precisato, seguiranno tutte le normative in materia di alienazione di beni pubblici. Quanto se ne ricaverà è impossibile da prevedere, perché comunque è il mercato a determinare sia la reale vendibilità, sia il valore di vendita». Il ricavato, afferma Coletto, resterà comunque alla sanità: «Si tratta di una condizione che ho chiesto venisse inserita nel collegato alla finanziaria regionale 2017 dove sono state fissate le determinazioni su questa partita».
Vendite e razionalizzazioni. Il primo step è stato dunque il “censimento” delle proprietà sanitarie. La stima fatta nel marzo dell’anno scorso, era di beni per 93 milioni di euro. Successivamente è stata integrata con alcune perizie e il valore è lievitato a 282 milioni di euro. Tutto in vendita? Non proprio e non subito. Perché la delibera licenziata da Palazzo Balbi consente l’alienazione immediata e semplificata soltanto di fabbricati e terreni sotto i 150 mila euro, per un totale di 11 milioni di euro. E il resto del tesoretto? È stato dato mandato all’Azienda Zero di fare un progetto di valorizzazione e reinvestimento; l’eventuale alienazione avverrà solo dietro autorizzazione della V Commissione Sanità. Tra i beni in questione, la delibera cita gli ex ospedali di Monselice, Este e San Bonifacio. Coletto sottolinea dunque l’importanza di procedere per gradi e di «una strategia per raggiungere l’obiettivo di valorizzazione dei beni, affiancando all’alienazione il concetto di redditività». Redditività conseguibile, sottolinea, attraverso un governo unico del bene stesso. Inoltre «la sola ottemperanza alle scadenze delle disposizioni regionali immetterebbe nel mercato immobiliare una quantità di beni non assorbibili dal mercato veneto, innescando, tra l’altro, fattori di concorrenza al ribasso ».
I beni in vendita sotto i 150 mila euro. Si parte con la cessione di edifici e terreni che hanno un valore fino a 150 mila euro per un totale di 11,2 milioni. L’Usl più ricca, sotto questo profilo è la 2 Marca Trevigiana: tra fabbricati e patrimoni potrà alienare beni per 4,9 milioni di euro. Ben dotata anche la Pedemontana con 2 milioni, mentre la Serenissima conta su 1,7 milioni. Decisamente più povere le altre aziende sanitarie: 790 mila euro per l’Usl Dolomiti, 187 mila per il Veneto Orientale, 176 mila per la Polesana, 361 mila per l’Euganea, 418 mila per la Scaligera; l’Azienda Ospedaliera di Padova può cedere beni per 588 mila euro e quella veronese per 3 mila euro.
Le altre proprietà. Le ricchezze delle Usl sono comunque decisamente più elevate rispetto a quelle che verranno cedute nell’immediato. Nel tesoretto al momento accantonato perchè “over 150 mila”, figurano svariati edifici di pregio. L’Usl 2 di Treviso possiede a Mogliano in via Marochessa un fabbricato da 11,3 milioni di euro, a Preganziol in via Terraglio uno da 4,8 milioni di euro, ad Asolo uno da 4,4 milioni. L’Usl 3 Serenissima ha un fabbricato da 12,6 milioni di euro a Dorsoduro e uno da 3,1 milioni in via Scarpa a Pellestrina. Belluno può contare sui fabbricati dell’ex Psichiatrico di Feltre per 9,1 milioni di euro. L’Azienda ospedaliera di Padova ha diversi immobili: ben nove in via San Massimo di cui uno con valore catastale di ben 2.8 milioni di euro, 8 appartamenti in via Mazzini, tre immobili in viale Navigazione di cui uno che vale 1.7 milioni di euro; ha anche il 25% della proprietà di due appartamenti a Merano e il 50% di due immobili a Porto Viro.
Il Mattino di Padova – 30 aprile 2018