Sarà il gettito dell’Iva, che con i nuovi meccanismi di fatturazione alla pubblica amministrazione ha preso il volo, ad assicurare gran parte delle maggiori entrate e dunque a permettere la quadratura della manovra di bilancio che il governo varerà sabato. Anche a prescindere dall’aumento delle aliquote nel 2018 e nel 2019, che il governo come ha già deciso per il 2017 vorrebbe evitare, ma che ad oggi è previsto nei conti dei prossimi anni.
Nel 2017, secondo le tabelle presentate dal governo in Parlamento, la manovra prevede maggiori entrate per 8,5 miliardi di euro: 5,8 di aumento permanente del gettito e 2,6 relative ad altre entrate, che secondo fonti dell’esecutivo sarebbero riferibili alla nuova versione della “voluntary disclosure ”, per il rientro dei capitali illecitamente detenuti all’estero. Dei 5,8 di maggior gettito strutturale gran parte verrebbe appunto dall’Iva. Dopo l’introduzione dello “split payment ”, il meccanismo con cui in sostanza lo Stato versa direttamente a se stesso l’Iva dovuta sulle fatture emesse dai suoi fornitori, il gettito dell’imposta è decollato. Era già cresciuto di 4,6 miliardi nel 2015, e nei soli primi otto mesi di quest’anno è cresciuto di altri 4,3 miliardi. Un incremento che il governo considera in gran parte permanente, e dunque possibile da usare a copertura della spesa pubblica.
Un altro impulso al gettito dell’Iva, e dunque alle maggiori entrate fiscali dei prossimi anni (7,1 miliardi nel ‘18 e 4 nel ‘19), verrà dalla spinta alla fatturazione elettronica tra i privati. La legge di bilancio, che sarà varata sabato, dovrebbe intanto rafforzare gli incentivi per le aziende che l’adottano, e non si esclude che in futuro il nuovo meccanismo, sul quale il governo confida per recuperare l’evasione dell’Iva, che ci vede primi in Europa, diventi obbligatorio.
Altre entrate saranno garantite dalla rimodulazione dell’Ace, l’aiuto alla crescita delle imprese. Oggi possono dedurre dal reddito il 4,75% degli utili reinvestiti, ma l’aliquota sarà decisamente ridotta. Anche perché dal 2017 scatterà la riduzione dell’Ires, l’imposta sui redditi sulle imprese, dal 27,5 al 24%, che diverrà anche l’aliquota di base per le imprese individuali e le società di persone. Tra le maggiori entrate del 2017 e degli anni successivi conteggiate nelle tabelle dell’esecutivo, ci sono anche quelle che verranno dalle nuove concessioni sui giochi, e dalla lotta all’evasione, con un probabile rafforzamento dei meccanismi di adempimento spontaneo per i contribuenti.
Quanto alle aliquote Iva la manovra di sabato si limiterà a congelare gli aumenti previsti dalle clausole di salvaguardia per il 2017, e una parte di quelli attesi nel 2018. La sterilizzazione Iva del prossimo anno, che assorbe gran parte della manovra, costerà 15,1 miliardi di euro. Ma nel 2018 saremo quasi da capo, e nel 2019 torneremo al punto di partenza. Il bilancio che sarà approvato nel fine settimana, infatti, prevede un aumento dell’Iva per 10,5 miliardi nel 2018 e per 19,6 l’anno successivo. Incrementi che il governo vorrà probabilmente evitare, ma che ad oggi servono per tenere insieme il quadro dei conti.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 13 ottobre 2016