Il Sole 24 Ore. La manovra 2022 ha intrapreso ufficialmente ieri al Senato il suo viaggio parlamentare con l’avvio della sessione di Bilancio. La partita è iniziata con lo stralcio di cinque norme ordinamentali ritenute non coerenti e proseguirà con le audizioni: si inizia venerdì e si chiuderà martedì prossimo con il ministro dell’Economia Daniele Franco. Poi inizierà la discussione del testo in commissione Bilancio. Il via libera dell’Aula di Palazzo Madama dovrebbe arrivare in un mese, e a conti fatti entro la settimana prima di Natale, anche perché per l’esame di merito la Bilancio dovrà attendere prima il via libera al decreto Fiscale collegato alla manovra, atteso in Aula sempre a Palazzo Madama il 2 dicembre. Quasi certa a questo punto una seconda lettura della manovra alla Camera su un testo blindato per il disco verde definitivo prima della fine dell’anno.
Tuttavia, sulla manovra per il prossimo anno già si allunga l’ombra dei tempi supplementari: il disegno di legge approvato dal governo lo scorso 28 ottobre prevede 90 decreti attuativi da varare per permettere alla Manovra di dispiegare a pieno i suoi effetti. Di questi, 51 hanno una scadenza, alcuni anche molto stringente (24 devono essere pronti entro il 2 marzo). Senza considerare che altri 6 provvedimenti attuativi sono contenuti nel decreto Fiscale.
I 90 decreti di quest’anno battono il record della legge di Bilancio varata alla fine dell’anno scorso, che all’ingresso in Parlamento conteneva 83 misure applicative, lievitate poi a 176 dopo il passaggio alle Camere. E proprio l’esperienza passata lascia prevedere che il fardello già pesante di decreti attuativi sia anche quest’anno destinato ad aumentare con l’esame parlamentare.
A tale variabile si deve poi aggiungere quella dei tempi, solitamente più lunghi del preventivato, necessari per mettere a punto i provvedimenti applicativi. Basta guardare all’ultima legge di Bilancio, che ancora non è stata totalmente tradotta in pratica: finora i decreti sono stati, infatti, attuati per il 62 per cento.
Tra le misure della manovra che rimandano a un atto applicativo c’è il Fondo da 150 milioni per il 2022 per incentivare l’uscita anticipata dei dipendenti con almeno 62 anni di età impiegati presso piccole e medie imprese in crisi.
E ci vorranno provvedimenti applicativi anche per il pacchetto di norme a sostegno della ricerca, dal rilancio del Cnr all’assegnazione dei fondi per la valorizzazione professionale di ricercatori e tecnici. Ma anche le norme per la scuola come quelle sulla creazione di nuove classi per evitare il sovraffollamento e l’insegnamento della ginnastica alle primarie richiederanno l’adozione di tre decreti dell’Istruzione.
C’è, infine, tutta la partita dello stanziamento di risorse attraverso la creazione di nuovi fondi o il rifinanziamento di quelli già esistenti: per esempio, il fondo per il clima, quello per i danni in agricoltura, per la messa in sicurezza di ponti e viadotti. La ripartizione dei soldi e le regole per il loro utilizzo è affidata a decreti ministeriali tutti da scrivere.