Maurizio Tropeano. Il giro d’affari delle agro-mafie continua a crescere anno dopo anno e l’Italia continua a combattere con le regole del secolo scorso che non tengono contro della nuova dimensione globale dell’agroalimentare e soprattutto senza una vera deterrenza della pena. E questa situazione dove facendo un calcolo costi/benefici, i rischi che corre chi ha scelto la strada dell’irregolarità nell’agroalimentare, rispetto ai maggiori guadagni che si possono realizzare giocando con carte truccate «allora la bilancia pende decisamente dalla parte dei benefici». E continuerà a farlo a meno che «le forze politiche del nuovo Parlamento non trovino l’accordo per mettere all’ordine del giorno e approvare il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 1 dicembre e inspiegabilmente arrivato alle Camere il giorno dopo il loro scioglimento», spiega Giancarlo Caselli nel corso di un dibattito al festival del Giornalismo alimentare di Torino.
L’ex procuratore della Repubblica ha guidato la commissione insediata nella primavera del 2015 dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha elaborato un testo composto da 49 articoli e 50 pagine di linee guida. Il punto di partenza di quella che ad oggi è una riforma mancata è semplice: «La legalità conviene anche nell’agroalimentare». Il testo, così, riscrive le vecchie norme del Codice penale (approvato con regio decreto 19 ottobre 1930) e di leggi degli anni Sessanta, in temi come la salute pubblica, l’avvelenamento delle acque e degli alimenti, l’adulterazione, ma inserisce anche nuovi reati come l’agropirateria e il disastro sanitario. Pugno duro anche per chi inganna il consumatore con indicazioni mendaci su provenienza e qualità degli alimenti. Le sanzioni sono pesantissime e arrivano alla confisca dei beni e alla reclusione. Al centro viene posto il consumatore, ma spunta anche la difesa del patrimonio agroalimentare nazionale. E vengono introdotte modalità investigative come le intercettazioni e la possibilità di ricorrere a misure di custodia cautelare.
Intanto, però, nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo sui controlli nelle produzioni agricole e agroalimentari biologiche che aggiorna le norme in vigore dal 1995 adeguandole alle leggi europee. Il provvedimento vuole garantire una maggiore tutela del consumatore, del commercio e della concorrenza, ma anche semplificare e unificare in un solo testo di legge la materia dei controlli e rendere il sistema più efficace, anche sotto il profilo della repressione. «Con questo provvedimento – afferma il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina – rendiamo più forte e trasparente il biologico italiano, compiendo un ulteriore salto di qualità sul fronte dei controlli». Secondo Paolo Carnemolla, presidente di Federbio, per quanto riguarda il sistema dei controlli è un atto dovuto anche se nel suo complesso rimane affidata al medesimo sistema misto ministeriale e regionale che negli ultimi 23 anni ha dimostrato tutti i suoi limiti».
La Stampa – 25 febbraio 2018