Marco Mobili, Il Sole 24 Ore. La legge mancia c’è ma non si vede. Anche in una manovra inemendabile (ma solo alla nascita) senatori e deputati sono riusciti a distribuire sui territori di rispettiva appartenenza le poche decine di milioni di euro che il governo quest’anno ha destinato ai correttivi delle Camere. Nulla a che vedere con le manovre del recente passato dove il Fondo per gli interventi di politica economica, vero e proprio salvadanaio da cui attingevano destra e sinistra per finanziare misure microsettoriali, poteva contare in media su una dote tra i 300 e i 400 milioni di euro a manovra. Quest’anno la disponibilità per le modifiche parlamentari era tarata su saldi di finanza pubblica risicata e non superava 100 milioni. Quaranta milioni sono andati alle opposizioni, tutti destinati a finanziare la lotta alla violenza contro le donne, mentre dei restanti 60 milioni assegnati alla maggioranza, poco più di 22,2 sono stati destinati a finanziare la legge mancia.
Fino a qui tutto è avvenuto in modo lineare con l’approvazione di tre distinti emendamenti sottoscritti dai relatori della legge di bilancio che assegnano le risorse da destinare con successivi provvedimenti mirati a interventi in materia di infrastrutture (Lega), sociale (Forza Italia) e calamità naturali (FdI).
Un remake del “metodo Azzollini”, forzista e presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama dal 1996 al 2018, per più di una legislatura e di fatto padre della legge mancia. Una legge che nella forma ripulisce il testo dalle prebende più varie, ma nella sostanza le fa rivivere con altri strumenti. Quello adottato dalla maggioranza, almeno per la Lega e Forza Italia, è stato quello di indicare l’elenco dettagliato in due ordini del giorno accolti dal governo al Senato. Fratelli d’Italia, invece, ha finalizzato le risorse direttamente nell’emendamento affidando la ripartizione al ministro Musumeci e un’altra parte alla Cultura e all’Agricoltura senza però fornire particolari dettagli. A distribuire i fondi sul territorio per la Lega ci penserà il suo leader Matteo Salvini, mentre per gli azzurri è stato necessario un aggiustamento di tiro in corsa durante il voto degli ordini del giorno alla Camera. A Palazzo Madama, infatti, l’Odg approvato con le risorse di FI lasciava tutto in mano alla Presidenza del Consiglio. Ieri a Montecitorio ci ha pensato Giorgio Mulè, con un suo Ordine del giorno, a riconsegnare la gestione dei fondi a un ministro forzista come quello della Pa, Paolo Zangrillo, almeno per la parte delle spese di parte corrente.
Nella tabella in pagina sono indicate le principali micormisure dettagliate dagli stessi partiti negli ordini del giorno del Senato n. 110 e 111. Tra le 42 misure indicate da FI ce ne sono alcune davvero micro: i 50mila euro per l’associazione Nazionale Grano Salus o i 55mila euro per la rappresentazione dei misteri di Santa Cristina. Per la Lega i 29 interventi previsti spaziano dai 20mila euro per l’Ottantesimo anniversario dell’eccidio nazifascista del comune di Guardistallo (Pi) ai 200mila euro per la sede della Polizia locale del comune di Formello (Rm), o alla nuova Caserma dei Carabinieri in Borghetto Lodigiano (Lo), i campi da baseball di Piacenza (250mila euro) o ancora i 400mila euro per lo stadio comunale “Corrado Alvaro” del Comune di San Luca a Reggio Calabria. Ma l’elenco è davvero lungo.