Spending review: solo pochi ministeri non hanno ancora presentato la lista dei tagli. Renzi e Padoan tireranno le somme parlando con i responsabili. All’appello mancano ormai una manciata di ministeri. A partire da oggi, Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan cominceranno a tirare le fila, e a comporre il puzzle dopo averne discusso con i singoli ministri.
Il tempo stringe, anche in previsione della doppia riunione Eurogruppo/Ecofin in programma a Lussemburgo il 13 e 14 ottobre. Poiché il piano dei tagli, così come l’intera legge di stabilità, deve essere trasmessa a Bruxelles il 15 ottobre (ultimo giorno utile), fonti governative fanno sapere che con ogni probabilità si anticiperà al 10 ottobre il via libera da parte del Consiglio dei ministri alla manovra. L’importo complessivo resta confermato in circa 20 miliardi, con i tagli alla spesa che nel complesso dovrebbero garantire buona parte delle risorse. Operazione tutta in salita, poiché difficilmente dai tagli ai ministeri si riuscirà a recuperare più di 4-5 miliardi (il Mef ha annunciato il taglio di 139 posizioni dirigenziali). Una delle voci più rilevanti sarà il blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego anche nel 2015, per un risparmio di circa 2,5 miliardi. Quanto alle società partecipate, la riduzione da 8mila a mille in tre anni potrebbe garantire un risparmio di 2-3 miliardi nel triennio. Per questo – stando a quanto ha spiegato il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli – si sta lavorando a un altro indice così da calcolare il rapporto tra stock del debito e patrimonio netto di ogni società.
Come ha osservato ieri il Centro studi di Confindustria, per il 2015 restano da reperire 15,9 miliardi, 21 miliardi per il 2016 e 25,6 per il 2017. Somme consistenti che i tagli indicati dal governo (17 miliardi nel 2015 e 3 nel 2016), al netto di quelli già deliberati, non sono, per l’anno prossimo, sufficienti a coprire. Caccia alle coperture, dunque, per evitare che scatti la tagliola dei tagli lineari e della riduzione “orizzontale” delle agevolazioni fiscali.
L’intenzione del governo, ribadita anche ieri dal premier è che la spending review «non è semplicemente un taglio, è una revisione della spesa». In alcuni casi, al taglio può corrispondere una riallocazione delle risorse all’interno dello stesso ministero. Resta da dipanare il nodo della sanità, poiché sulla carta anche il ministero della Salute è chiamato a tagliare il suo budget del 3 per cento. Taglio – fa sapere il ministro Beatrice Lorenzin – che al momento ammonta a 40 milioni, ed è concentrato in parte sul fondo per la ricerca scientifica, sui controlli ai porti e agli aeroporti e sulle ispezioni agroalimentari. Nessun taglio al fondo sanitario, che resta però nel menu dei potenziali tagli.
Dal Mef ieri la comunicazione che il ministro Padoan e il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro (l’organismo previsto dalla legge costituzionale che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio) hanno sottoscritto il protocollo d’intesa sulla trasmissione delle informazioni, da parte del ministero, necessarie alla certificazione delle previsioni macroeconomniche e per le valutazioni di finanza pubblica che l’Upb è chiamato a esprimere.
Il Sole 24 Ore – 17 settembre 2014