I test preliminari effettuati in seguito alla morte di almeno nove persone nella provincia occidentale di Kie Ntem sono risultati positivi alla febbre emorragica virale. Non esistono vaccini o trattamenti antivirali approvati per curare il virus. Tuttavia, le cure di supporto – reidratazione con liquidi per via orale o endovenosa – e il trattamento dei sintomi specifici migliorano la sopravvivenza.
“Finora sono stati segnalati nove decessi in persone con sintomi compatibili con il Marburg, e uno è risultato positivo al virus. Gli altri otto decessi sono considerati casi sospetti perché presentavano sintomi simili e molto probabilmente facevano parte della stessa catena di trasmissione. Nel frattempo,l’Oms sta riunendo il comitato per la definizione delle priorità dei vaccini per identificare quali candidati vaccini dovrebbero essere valutati per primi e sta prendendo provvedimenti per prepararsi a potenziali sperimentazioni”. Così il direttore generale Oms nel corso di un briefing.
“La Guinea Equatoriale lunedì ha confermato un focolaio di malattia da virus Marburg in due distretti, vicino al confine con Camerun e Gabon. Si tratta del primo focolaio di Marburg segnalato in Guinea Equatoriale. Il Marburg appartiene alla stessa famiglia di virus dell’Ebola, provoca sintomi simili, si trasmette tra gli esseri umani allo stesso modo e, come l’Ebola, ha un tasso di mortalità molto elevato. Finora sono stati segnalati nove decessi in persone con sintomi compatibili con il Marburg, e uno è risultato positivo al virus”.
Così il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha fatto il punto della situazione in un briefing.
“Gli altri otto decessi sono considerati casi sospetti perché presentavano sintomi simili e molto probabilmente facevano parte della stessa catena di trasmissione, ma non è stato possibile confermare la presenza di Marburg perché non è stato possibile ottenere campioni. Sedici casi sospetti sono stati ricoverati in strutture sanitarie con sintomi lievi e 21 contatti sono monitorati a domicilio. L’Oms sta aiutando il governo a rispondere all’epidemia dispiegando esperti in epidemiologia, assistenza clinica, comunicazione del rischio, coinvolgimento della comunità e prevenzione e controllo delle infezioni”, aggiunge.
Sul punto Ghebreyesus ha poi spiegato: “Attualmente non esistono vaccini o trattamenti approvati per la malattia del virus di Marburg, e pochi sono in fase di sviluppo. Ieri l’Oms ha convocato una consultazione del consorzio per i vaccini e le terapie contro il virus Marburg, che comprende sviluppatori ed esperti di tutto il mondo. Qualsiasi decisione sulla sperimentazione di vaccini e terapie sarà presa dalle autorità nazionali e dai ricercatori della Guinea Equatoriale. Nel frattempo, l’Oms sta riunendo il comitato per la definizione delle priorità dei vaccini per identificare quali candidati vaccini dovrebbero essere valutati per primi e sta prendendo provvedimenti per prepararsi a potenziali sperimentazioni. L’Oms sta inoltre discutendo con il Ministero della Salute la possibilità di fornire l’accesso a terapie sperimentali nell’ambito di una sperimentazione clinica”.
Monkeypox. Venerdì scorso, il Comitato di emergenza per l’epidemia globale di monkeypox ha comunicato che, a suo parere, questa rimane un’emergenza sanitaria globale. “Il comitato ha riconosciuto i progressi compiuti nella riduzione della trasmissione del vaiolo a livello globale e il continuo calo dei casi segnalati dall’ultima riunione. Tuttavia, più di 30 Paesi continuano a segnalare casi e la possibile sotto-rilevazione e sotto-segnalazione di casi confermati in alcune regioni è preoccupante, in particolare nei Paesi in cui è già stata segnalata la trasmissione del vaiolo da animale a uomo”, ha spiegato Ghebreyesus.
L’Oms continua a chiedere a tutti i Paesi di “mantenere la sorveglianza del vaiolo e di integrare i servizi di prevenzione, preparazione e risposta nei programmi di controllo nazionali, anche per quanto riguarda l’Hiv e altre infezioni sessualmente trasmissibili”.
Covid. Infine, sul fronte Covid, dopo il forte aumento dei decessi segnalati il mese scorso, soprattutto dalla Cina, i ricoveri e i decessi sono diminuiti. “La scorsa settimana sono stati segnalati all’Oms circa 10.000 decessi, un numero simile a quello dei decessi settimanali segnalati prima dell’aumento del mese scorso. L’ho già detto e lo ripeto: 10mila morti a settimana sono 10mila di troppo, per una malattia che può essere prevenuta e curata. Sappiamo anche che i dati comunicati all’Oms sono una sottostima, dovuta alla riduzione dei test e ai ritardi nella segnalazione.
Le sottovarianti di Omicron rimangono dominanti a livello globale e continuano a destare preoccupazione, data la loro maggiore trasmissibilità e il fatto che tutte le sottovarianti possono uccidere. Abbiamo gli strumenti per salvare vite umane e porre fine al Covid come emergenza sanitaria globale quest’anno. Dobbiamo continuare a usarli tutti, e a usarli bene”, conclude il direttore generale Oms.
G.R.
14 febbraio 2023