Tra il 2013 al 2016 fu l’epicentro dell’epidemia insieme a Liberia e Sierra Leone. Un’emergenza sanitaria che in totale ha provocato 28 mila contagi e più di 11 mila vittime. Non basta il coronavirus. Ora un nuovo grave allarme arriva dalla Guinea dove pare essere riemersa la malattia chiamata Ebola. Le possibilità che una nuova epidemia possa diffondersi desta non poche preoccupazioni, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è subito mossa.
A far scattare l’allerta è stata la scoperta, qualche giorno fa, di sette casi confermati (di cui 3 decessi): il virus dell’Ebola sembrava essersi arrestato dopo la sua tragica diffusione tra gli anni 2013 e 2016 che provocò una vera e propria strage, uccidendo oltre 11.300 persone su 28 mila casi accertati in Africa.
I contagi si diffusero velocemente anche negli Stati Uniti e in Europa, soprattutto tra Regno Unito, Spagna e Italia. Immediatamente, fu creato un forte vaccino per contrastare il virus (Gavi Covex) del quale, ad oggi, si contano circa mezzo milione di dosi.
“Siamo di fronte ad una nuova epidemia”, ha assicurato il capo dell’agenzia sanitaria della Guinea, Sakoba Keita, dopo un incontro sull’emergenza nella capitale. L’OMS non ha esitato ad intervenire garantendo una rapida assistenza al Paese africao.
Matshidiso Moeti, direttore dell’Oms per l’Africa, ha scritto su Twitter che l’agenzia sta “aumentando la preparazione e gli sforzi di risposta” all’attuale decisa ripresa della malattia. Subito in guardia anche il presidente della vicina Liberia, George Weah, che ha rafforzato i controlli della vigilanza e ha richiesto al personale sanitario di adottare “misure preventive”.
“Intendiamo consegnare rapidamente gli strumenti necessari per aiutare la Guinea, che ha sviluppato già una grande esperienza”, ha dichiarato in conferenza stampa, a Ginevra, il prof. Alfred George Ki-Zerbo dell’Oms, al termine di una riunione.
Insomma, possiamo definire tutto ciò come un’emergenza nell’emergenza. Nella speranza che tutto questo si configuri solamente come un caso isolato e che non si traduca in una nuova pandemia.