Negli ultimi due anni la Grecia ha assunto invece di licenziare. Il governo di Atene, sull’orlo della bancarotta anche per le dissennate politiche di assunzione nel settore pubblico in tempi di allegra finanza e apparente benessere, avrebbe violato l’accordo con l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale assumendo circa 70mila funzionari fra il 2010 e 2011, secondo un rapporto pubblicato oggi dalla rivista To Vima.
Il settimanale di centro-sinistra, vicino ai socialisti del Pasok, giudicato affidabile da chi conosce bene la società greca, cita una relazione della missione della Troika (Ue, Bce ed Fmi) e un analogo documento del ministro delle Finanze ad interim, George Zannias.
La notizia eclatante salta fuori in una settimana decisiva per l’euro e Atene con l’incontro Merkel-Hollande di mercoledì 27 giugno e il Consiglio europeo di venerdì 29. «Mentre il governo (dei socialisti del Pasok che ora appoggia l’esecutivo di coalizione guidato dal conservoatre Samaras, ndr) ha approvato la legge per la riduzione del numero dei funzionari, questi ultimi sono rientrati dalla finestra», dice un esponente della troika, citato da To Vima, aggiungendo che 12mila altre persone sono state assunte dagli enti locali mentre era in corso il processo di fusione di alcuni comuni. In particolare il numero dei dipendenti è aumentato nelle amministrazioni locali, sanità, forze dell’ordine e i beni culturali.
La relazione che Zannias dovrebbe consegnare al suo successore Vassilis Rapanos, nominato dopo le elezioni del 17 giugno, rivela che il numero dei funzionari pubblici è ufficialmente pari a 692mila, mentre 53mila hanno lasciato il lavoro nel 2010 e altri 40mila nel 2011: la riduzione netta è stata solo di 24mila unità, secondo To Vima. La Grecia si è impegnata a sostituire in questo periodo un funzionario su cinque nel primo memorandum di negoziato in cambio degli aiuti dlel’Ue e dell’Fmi. (An. Man.)
Il Sole 24 Ore – 25 giugno 2012