L’operazione che ha portato all’arresto di Ruggero, Giorgio, Aldo e Luca Magnoni è scattata alle 7 del mattino di ieri. I finanzieri del terzo gruppo del Nucleo speciale di polizia valutaria di Milano hanno esibito a sette dei 19 indagati gli ordini di custodia cautelare chiesti dal pm Gaetano Ruta e concessi dal gip Donatella Banci Buonamici.
Domiciliari per i Magnoni e per Gianluca Selvi, amministratore delegato della Confidi Prof. Mentre per Andrea Toschi, ex amministratore di Arner Bank Italia e in seguito amministratore della Sgr del gruppo, e Alberto Ciaperoni, direttore finanziario della Adenium Sgr, si sono aperte le porte del carcere. Settanta militari impiegati in otto regioni italiane si sono concentrati poi sui sequestri preventivi disposti dal Gip: sono stati effettuati accessi presso 60 banche e bloccati oltre 300 rapporti bancari e 60 immobili, per un valore complessivo che si stima vicino ai 185 milioni di euro.
I reati ipotizzati dagli inquirenti vanno dalla bancarotta fraudolenta a reati fiscali e contro il patrimonio, sino all’illecito trasferimento all’estero di somme di denaro per favorire il «riciclaggio e il reimpiego di precedenti attività delittuose». Ma il versante socialmente più insidioso delle attività passate allo scanner dei militari di via Pirelli sembrerebbe quello del depauperamento delle Casse degli enti previdenziali di intere categorie professionali. Si parla, in dettaglio, dell’Enpam (medici e odontoiatri), Fasc (spedizionieri), Cassa dei ragionieri oltre che dell’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti. Ed è per questa ragione che i finanzieri, ieri, si sono presentati anche negli uffici di queste due ultime Casse per acquisire documentazione utile alle indagini (si vedano gli articoli a lato). La truffa ipotizzata ammonta a 79 milioni.
Il cerchio intorno alla finanziaria di Foro Bonaparte ha cominciato a stringersi da tempo: il pm Ruta già nel luglio 2013 aveva ottenuto la condanna in primo grado di Aldo e Giorgio Magnoni nella vicenda che ha coinvolto la Cassa di risparmio di Ferrara in una truffa su due speculazioni immobiliari condotte attraverso i fondi immobiliari Aster e Calatrava: le operazioni Santa Monica e Mi-Luce a Milano. Ma i primi segnali di un possibile collasso della struttura patrimoniale del gruppo si erano manifestati già nel settembre del 2012, quando UniCredit, per rientrare di un credito di oltre 19 milioni di euro, ha presentato al tribunale di Milano istanza di fallimento. Attualmente la società è in concordato preventivo. Numerose le operazioni indicate dagli inquirenti come illecite, distrattive e dissipatorie. Molte di queste hanno trovato posto sulle colonne di questo giornale in tempi non sospetti. Oltre al caso Carife, ne rammentiamo due: quello di Banca Network investimenti, la rete di promotori di cui Sopaf era azionista al 15%, sulla cui decozione è stata aperta un’inchiesta parallela che potrebbe portare a ulteriori novità. E, appunto, tra gli indagati nella vicenda Sopaf figura anche Maurizio Cozzolini, che prima di diventare ad di Banca Network era stato alla guida di Bipop Carire, finita nel mirino della magistratura bresciana. I magistrati hanno poi ripercorso a ritroso anche il caso Delta-Cassa di risparmio di San Marino che ha visto la Sopaf e i Magnoni impegnarsi in un lungo e aspro contenzioso con i manager di Delta e che ha avuto il suo epilogo con l’apertura dell’inchiesta dei magistrati di Forlì sulla liceità dell’effettivo controllo sammarinese del gruppo bancario.
Il Sole 24 Ore – 10 maggio 2014