Nella relazione della Corte dei conti fondi a notai e sindacati. Le strade della politica sono infinite. Grazie a ciò il finanziamento pubblico ora tanto apparentemente deprecato da quasi tutti i partiti ha assunto negli anni forme sorprendenti e capaci di sopravvivere a ogni avversità. Ce lo spiega una illuminante relazione della Corte dei conti sul meccanismo del 5 per mille. Dove si racconta come i soldi destinati dai contribuenti a finanziare le Onlus benefiche e filantropiche possano finire anche alle fondazioni politiche.
Tale è, per citarne una, la Magna Carta presieduta dall’attuale ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, traslocato al Nuovo centrodestra dopo la scissione del Pdl, ammessa al beneficio del 5 per mille nel 2009. Stesso anno del debutto, negli elenchi degli enti che possono accedere a quei finanziamenti, della fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema, cenacolo di idee il cui comitato di indirizzo ospita personalità quali l’ex presidente del Partito democratico Gianni Cuperlo, Anna Finocchiaro, il sindaco di Roma Ignazio Marino, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, Franco Marini, Luciano Violante…
Da sinistra a destra, dove troviamo la fondazione presieduta dall’ex sindaco di Roma ed ex ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno, e della quale è segretario generale quel Franco Panzironi che lo stesso Alemanno aveva collocato al vertice della municipalizzata romana dei rifiuti. La Nuova Italia (si chiama così) è negli elenchi dei beneficiari del 5 per mille fin dal primo anno di applicazione della legge: 2006. Idem la fondazione Liberal di Ferdinando Adornato, ex giornalista e deputato alla sua quinta legislatura che ha solcato tutti i mari della politica, da Alleanza democratica a Forza Italia, all’Udc, a Scelta civica. Per approdare qualche settimana fa al gruppo parlamentare costituito dagli onorevoli scissionisti dai montiani. E non si può non ricordare come Cronache di Liberal , già organo ufficiale dell’Udc, abbia avuto accesso in passato anche ai finanziamenti per la stampa di partito: un paio di milioni l’anno, prima di abbassare la saracinesca per crisi manifesta, una decina di mesi fa. Ma è un caso, quello della fondazione di Adornato, che spiega molte cose. A cominciare dalla porta d’ingresso al mondo del 5 per mille. La relazione della Corte dei conti cita una nota dell’Agenzia delle Entrate nella quale si precisa che «la fondazione Liberal ha presentato domanda di iscrizione nella categoria degli enti per la ricerca scientifica». Ed è stata ammessa dopo i controlli eseguiti dal ministero dell’Istruzione.
Il fatto è che le regole sono frutto di una giungla intricatissima: 21 leggi in sette anni. Per non parlare dei controlli spesso inesistenti. Basta dire che nonostante spetti al ministero del Lavoro fare i riscontri sulle migliaia di potenziali destinatari dei finanziamenti, «segnalando eventuali posizioni da sospendere, tale attività», sottolinea il rapporto, «risulta esercitata una sola volta». Tutta questa confusione burocratica finisce per penalizzare soprattutto, com’è ovvio, chi di quei soldi ne ha un bisogno disperato. Per averli ci vogliono due anni. Almeno.
Non che non ci siano paletti. Per legge il 5 per mille può essere dato alle organizzazioni del volontariato e della promozione sociale, alla ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, alle attività sociali svolte dal Comuni, allo sport dilettantistico, alla tutela dei beni culturali e del paesaggio. Ma nelle pieghe delle norme ognuno ha trovato il proprio spazio. Ragion per cui negli sterminati elenchi si trova di tutto. Dalla Fondazione San Raffaele di Don Luigi Verzé (5,7 milioni nel 2011) al San Raffaele romano degli Angelucci, all’istituto neurologico Neuromed che fa capo alla famiglia dell’europarlamentare pdl Aldo Patriciello (1,8 milioni); dalla fondazione dei notai, che con appena 1.081 contribuenti, evidentemente assai facoltosi, ha portato a casa quasi 800 mila euro, all’associazione Radio Maria, che ha registrato nel 2010 introiti per 2,1 milioni sotto la voce «volontariato». Fino alle sigle di emanazione sindacale o padronali vicine a quei mondi: come l’Istituto sindacale per la cooperazione allo sviluppo (Cisl) o l’Associazione nazionale comunità sociali e sportive (Confartigianato). Con il rischio di un clamoroso conflitto d’interessi degli enti legati a soggetti che gestiscono i centri di assistenza fiscale e contemporaneamente sono beneficiari del 5 per mille. L’Agenzia delle Entrate ha ammesso di essere intervenuta in passato «per rimuovere una specifica situazione che poteva influenzare la libera scelta del contribuente…».
«Esemplare per l’incertezza delle disposizioni», scrivono i giudici contabili, «la vicenda relativa alle fondazioni. All’origine, furono previste nella categoria del volontariato; nel 2007, furono escluse quelle non qualificate come Onlus, a meno che non rientrassero nella tipologia della ricerca scientifica. Per gli anni 2007-2009, fu inserita una categoria specifica: le fondazioni nazionali di carattere culturale, peraltro, di difficile individuazione, essendo il requisito culturale di incerta qualificazione». Senza dire che «la mancanza di una rigorosa selezione ha fatto crescere a dismisura il numero dei beneficiari». Ecco allora comparire fra gli ammessi «le fondazioni di tendenza politica», ma anche i fondi di assistenza e previdenza e «le fondazioni di supporto alle squadre di calcio». Il rapporto segnala come nella lunga lista figuri anche, fra le Onlus, la Fondazione Milan, emanazione del club di Silvio Berlusconi, che a novembre del 2013 ha celebrato il decennale con un memorabile galà che ha favorito la tregua armata fra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani.
La conseguenza è che di quei circa 400 milioni l’anno il 40 per cento circa finisce nelle casse di 200 organizzazioni: le più potenti e attrezzate. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Ovvero la polverizzazione di contributi a favore di «una pletora» di soggetti. Il che, secondo il rapporto, fa salire i costi e rallenta le procedure di erogazione «rischiando di indebolire l’istituto del 5 per mille rendendolo un inutile contributo a pioggia privo di ogni ricaduta positiva».
Corriere della Sera – 9 febbraio 2014