La gestione del focolaio Covid allo stabilimento di macellazione e lavorazione carni Aia di Vazzola (Treviso) da parte delle autorità sanitarie locali arriva in Parlamento. A portare la vicenda all’attenzione del ministro della Salute, Roberto Speranza, il deputato veneto del Pd, Roger De Menech, con un’articolata interrogazione, depositata alla Camera il 10 settembre, che sollecita l’intervento del Ministero per una valutazione delle misure adottate e lo studio di adeguate iniziative di contrasto al contagio.
Il testo dell’interrogazione sul sito della Camera dei deputati
In particolare De Menech chiede a Speranza “di quali elementi disponga circa le misure intraprese o in corso di adozione da parte delle autorità sanitarie locali per monitorare e controllare il cluster dello stabilimento di Vazzola e, più ampiamente, quali iniziative di competenza intenda mettere in campo, in raccordo con la regione Veneto, per contenere il diffondersi del virus nelle realtà industriali, in particolare di quelle della filiera alimentare”.
L’atto ispettivo, in premessa, ripercorre le tappe che hanno portato il focolaio trevigiano a diventare il più grande cluster italiano in un macello. “Dal manifestarsi dei primi tre casi accertati la settimana di Ferragosto la crescita è stata esponenziale: i contagi hanno raggiunto il numero di 225 nella giornata di sabato 5 settembre. Ai lavoratori infetti bisogna aggiungere i familiari, a cui si sono sommati via via altri fino ad oggi”. Il parlamentare dem ricorda che il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha dichiarato “che lo stabilimento non verrà chiuso”, nonostante le sollecitazioni ricevute da più parti per permettere un efficace isolamento dei positivi e la completa sanificazione dell’impianto. De Menech sottolinea la disparità nelle misure adottate a Vazzola rispetto a quelle messe in campo per altri focolai, come il cluster alla Furlani carni di Trento, dove l’impianto, al contrario, è stato chiuso.
“Il settore industriale della macellazione delle carni è un settore molto sensibile per lo svilupparsi di focolai Covid-19 – spiega – e questi impianti sono stati considerati da Unione europea e Ministero della Salute luoghi a rischio, poiché, con le temperature basse a cui si lavora, l’umidità degli spazi e la ridotta ventilazione, il virus ha più facilità di circolazione”. De Menech ricorda in proposito le iniziative messe in campo dalla regione Emilia-Romagna lo scorso luglio, all’indomani del manifestarsi di un focolaio in un’azienda di trasformazione delle carni nel Modenese. A partire da uno screening a tappeto su tutti gli addetti alla lavorazione carni (inclusi anche tutti gli operatori che dipendono da altre aziende in appalto) e con la prescrizione alle Asl “di un rafforzamento della vigilanza sul rispetto delle precauzioni per il contrasto e il contenimento del virus, nell’ambito dei tavoli istituzionali territoriali”.
Di seguito il testo dell’interrogazione
Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-04590
presentato da
DE MENECH Roger
testo di
Giovedì 10 settembre 2020, seduta n. 396
DE MENECH. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in uno stabilimento di trasformazione alimentare di Vazzola, in provincia di Treviso è in corso un focolaio di Covid-19, che ha interessato finora quasi 200 dipendenti sui 675 attualmente impiegati;
l’infezione nello stabilimento era stata individuata a metà del mese scorso. Dopo i 3 positivi accertati la settimana di Ferragosto la crescita è stata esponenziale: i contagi hanno raggiunto il numero di 225 nella giornata di sabato 5 settembre. Ai lavoratori infetti bisogna aggiungere i familiari, a cui si sono sommati via via altri fino ad oggi;
dopo i primi casi, al termine di un vertice convocato dalla prefettura di Treviso con organizzazioni sindacali, autorità sanitarie e municipali di Vazzola per la gestione del cluster il 25 agosto 2020, si era deciso di introdurre alcune misure di sicurezza, come la diminuzione della produzione del 50 per cento distanziamento fra le postazioni operative e diminuzione del numero di lavoratori per turno. Al momento il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha dichiarato che lo stabilimento non verrà chiuso, nonostante l’appello del Partito Democratico di Treviso che invece ne chiede la chiusura, così come il sindacato Fiom Cgil di Treviso;
a Trento, uno stabilimento di lavorazioni carni, la Furiani Carni, è stata chiusa dopo lo scoppio di un focolaio Covid-19 che ha colpito attualmente circa 72 dipendenti;
il settore industriale della macellazione delle carni è un settore molto sensibile per lo svilupparsi di focolai Covid-19, e sono stati considerati da Unione europea e Ministero della salute luoghi a rischio, poiché, con le temperature basse a cui si lavora, l’umidità degli spazi e la ridotta ventilazione, il virus ha più facilità di circolazione;
il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, ha deciso di non trasformare la fabbrica in «zona rossa», poiché, – ha dichiarato – «l’interruzione dell’attività di macellazione comporterebbe l’abbattimento di 1,5 milioni di capi di pollame, evento che avrebbe ripercussioni sul fronte igienico sanitario»;
proprio per scongiurare l’eventuale chiusura dell’intero comparto, la regione Emilia-Romagna, ha deciso che il Servizio sanitario regionale si farà carico di effettuare il tampone naso-faringeo per tutti i lavoratori della logistica e della lavorazione carni (inclusi anche tutti gli operatori che dipendono da altre aziende in appalto), con particolare riferimento alla macellazione. L’obiettivo è individuare eventuali soggetti asintomatici in quei settori in cui si sono sviluppati di recente focolai di infezione che hanno coinvolto un numero rilevante di lavoratori. Le aziende sanitarie applicheranno la misura insieme al rafforzamento della vigilanza sul rispetto delle precauzioni per il contrasto e il contenimento del virus, nell’ambito dei tavoli istituzionali territoriali –:
di quali elementi disponga circa le misure intraprese o in corso di adozione da parte delle autorità sanitarie locali per monitorare e controllare il cluster dello stabilimento di Vazzola e, più ampiamente, quali iniziative di competenza intenda mettere in campo, in raccordo con la regione Veneto, per contenere il diffondersi del virus nelle realtà industriali, in particolare di quelle della filiera alimentare.
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(A cura redazione Sivemp Veneto)