«Se qualcuno di noi, distratto dalle sconfortanti cronache dai palazzi che contano di questi giorni, si fosse dimenticato del blocco del turn over e dei contratti “flessibili”, ecco il ministro Brunetta a ricordarceli. Qualcuno gli aveva detto che la sua immagine di grande “fustigatore” era appannata e il ministro annuncia quello che le politiche di tagli produrranno sul pubblico impiego: 8,4% in meno di dipendenti entro il 2013. Complimenti! Peccato, che tutto preso dalla sua implacabile mannaia, Brunetta si dimentichi di spiegare ai cittadini come verranno garantiti i servizi in Veneto negli anni che ci attendono. E la sanità pubblica? E la sicurezza alimentare? Quisquiglie evidentemente per il nostro che non perde un colpo e annuncia anche un decreto di fine anno che renderà la mobilità non più solo volontaria “perché dovranno prevalere gli interessi della pubblica amministrazione su quelli del lavoratore”.
Bene. Per una volta lo prendiamo alla lettera. Ministro, vuol dire che ci sarà una diaspora dai servizi veterinari del Sud Italia di colleghi che verranno mandati in Veneto in supporto a noi, cronicamente sottodimensionati? O vuol dire che i colleghi troppo rigorosi e scomodi potranno essere trasferiti a piacimento? Ci illumini, la prego».
Roberto Poggiani
segretario SIVeMP Veneto
la rassegna:
Brunetta 300mila occupati in meno nella pubblica amministrazione al 2013
Tra il 2008 e il 2013 si stima una riduzione del personale nella pubblica amministrazione di oltre 300mila unità (-8,4 per cento). La previsione è contenuta tra i dati resi noti dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, a un anno dalla sua riforma. »Negli anni 2008 e 2009 – si legge in una slide – il personale si è ridotto di circa 72mila occupati, scendendo a 3,5 milioni di unità. Per effetto delle misure in materia di blocco del turnover, contratti di lavoro flessibile e collocamento a riposo, complessivamente tra il 2008 e il 2013 si può prevedere una riduzione dell’occupazione nel pubblico impiego di oltre 300mila unità (-8,4%)».
Nel corso del convegno «Una riforma per la crescita», organizzato nella capitale dalla Scuolasuperiore della pubblica amministrazione, Brunetta ha spiegato il contributo della “nuova” Pa all’azione del governo. «In questi due anni e mezzo – dice – l’esecutivo ha posto al centro della propria attività programmatica la necessità di ridurre il deficit e il debito pubblico e aumentare i tassi di crescita del paese. si tratta di due finalità non separabili perché sono l’una la condizione dell’altra». In tale contesto «la riforma della Pa ha un ruolo centrale» visto che «il contributo della pubblica aministrazione alle manovre di correzione dei conti pubblici (dal dl 112/2008 al dl 78/2010) – sottolinea il ministro – è pari a circa 62 miliardi di euro nel periodo 2008-2013. Questo equivale a oltre il 4 per cento della spesa annuale per personale e consumi intermedi».
Un contributo di riduzione “necessaria” della spesa pubblica tanto più importante perché per raggiungerlo «non si sono tagliati i servizi e le attività» ma «con grande responsabilità si é riusciti ad aumentare la produttività e l’efficienza della Pa senza diminuire la quantità dei servizi erogati dallo stato, anzi incrementandone la quantità».
Statali: mobilità non solo volontaria
Nel decreto di fine anno ci sarà una norma che incentiva la mobilità del personale nella Pubblica amministrazione. Lo ha anticipato ieri il ministro per la Pa e l’Innovazione, Renato Brunetta, al termine di un convegno organizzato dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione (Sspa) per celebrare il primo anno di vita della riforma. La mobilità dei dipendenti è già regolata dal decreto legislativo 150/2009 ma funziona solo in piccola parte. Quando un’amministrazione deve effettuare un bando per nuove assunzioni (nei limiti imposti dal blocco del turn over) deve verificare preliminarmente la disponibilità di personale presso altri enti che hanno effettuato riordini o razionalizzazioni, oppure puntare sulla mobilità volontaria. Con le misure allo studio e che verranno inserite nel decreto si punta, invece, a rendere più fluida l’offerta di personale rimasto senza funzione con segnalazioni al Dipartimento della Funzione pubblica: «La mobilità non può più essere solo volontaria – ha detto Brunetta – perché le esigenze della pubblica amministrazione nel suo complesso deve avere la prevalenza sulle esigenze del lavoratore».
L’altra misura annunciata per il decreto fiscale riguarda le auto blu. Sulla base del monitoraggio effettuato nei mesi scorsi (sono state calcolate 86mila auto per diversi tipi di servizio, per un costo complessivo di circa 3 miliardi annui), si intende passare a una gestione contrattualizzata di questo servizio, con forme di esternalizzazione sul mercato che consentirebbero forti risparmi, per esempio con l’utilizzo delle vetture solo nei giorni lavorativi e la liberazione di una buona aliquota del personale impegnato da destinare ad altre funzioni.
Il convegno organizzato dalla Sspa è servito per presentare il preliminary report dell’Ocse sulla riforma Brunetta, un insieme di provvedimenti – ha detto il segretario generale dell’organizzazione parigina, José Ángel Gurría – che se attuati fino in fondo avranno un sicuro impatto macroeconomico, visto che riguardano un settore che rappresenta il 20% del Pil. Il report, che inserisce l’Italia tra i paesi benchmark per la riforma della governance della Pa e la modernizzazione degli apparati, sarà presentato il 15 novembre a Venezia in un incontro dei ministri della funzione pubblica dei paesi Ocse. Il ministro al termine del confronto tra analisti ed economisti (Edwin Lau, per l’Ocse; Michael Barzely, della London school of economics e Jean-Paul Fitoussi, dell’Ofce) ha offerto una serie di risultati raggiunti con le misure finora messe in campo. Con il blocco del turn over il personale della Pa, ha esemplificato Brunetta, si ridurrà di 300mila unità tra il 2008 e il 2013 (-8,4%) portando a parità di servizi prestati ad un aumento della produttività di almeno il 2%. Questi dati sul personale sono stati paragonati agli obiettivi recentemente annunciati dal governo britannico, che punta a un taglio di circa 490mila dipendenti nel corso dei prossimi cinque anni (su un totale di 6 milioni, mentre i dipendenti pubblici italiani sono 3,6 milioni). «Questa riforma a costo zero ha molti nemici – ha poi detto Brunetta – ma rappresenta una risposta positiva ai bisogni della cittadinanza di un’amministrazione più efficiente e garantisce effetti di breve termine per lo sviluppo dell’economia, cosa che non si può fare con politiche di più lungo impatto come quelle in materia energetica o infrastrutturale».
Le dichiarazioni del ministro non sono piaciute ai sindacati. Guglielmo Epifani (Cgil) lo ha invitato a «non scimmiottare Cameron» mentre le federazioni per il pubblico impiego di Cgil e Cisl hanno parlato di «tagli allarmanti che inaridiranno la capacità del mondo pubblico di erogare servizi al cittadino ed alla imprese in maniera adeguata». E critiche sono giunte anche dal leader del Pd, Pier Luigi Bersani, secondo il quale «non si può mandare a casa la gente alla carlona, senza un piano industriale».
Ieri il ministro Brunetta insieme con la collega Mariastella Gelmini ha anche presentato l’avvio dei nuovi servizi di comunicazione on line attivati in 3mila scuole (su 10mila). Tra le iniziative attive da novembre è stata indicata la convocazione via posta elettronica certificata ai 500mila supplenti tramite la piattaforma Vivifacile.it; iniziativa che a regime dovrebbe produrre risparmi per 20 milioni di euro annui
Ilsole24ore.com
29 ottobre 2010