Nel corso della Conferenza scientifica Efsa 2018 che si è tenuta a Parma lo scorso 16-18 settembre, dal titolo “Scienza, Cibo e Società”, se da una parte si sono discussi gli aspetti ritenuti qualificanti per la valutazione del rischio alimentare in una ottica 2030, dall’altra sono emerse alcune criticità riguardo alla capacità di includere la società civile in processi valutativi complessi e trasversali a più discipline e alle differenti Agenzie europee del farmaco, delle sostanze chimiche, dell’ambiente, dell’alimento e al centro per le malattie comunicabili, (Ema, Echa, Eea, Efsa,Cdc).
Tale integrazione è un requisito soprattutto quando si intende affrontare i problemi in una ottica One Health, ottica che richiede una partecipazione attiva della società al processo di valutazione/gestione e comunicazione della sicurezza alimentare, e non solo una mera condivisione del risultato finale.
In questo, l’espressione dei controlli ufficiali come percentuale di conformità verso un limite di legge non sembra più appropriata anche laddove per trasparenza, indipendenza, e autorevolezza si garantisca un pieno accesso ai dati che il servizio pubblico. La conoscenza dei dati quantitativi e della tracciabilità dei processi, nonché delle metodologie per la valutazione di tali evidenze è stata una forte richiesta fatta dalle organizzazioni non governative, che in parte può scontrarsi con le esigenze di riservatezza del dato legati agli aspetti brevettuali o innovativi.
In tale contesto, sotto traccia nei dibattiti alla fine delle varie sessioni, è emersa la bozza di “riforma” del ruolo di Efsa in ambito di analisi del rischio, come da proposta di regolamento della Commissione europea, ora al vaglio del Parlamento, e che può essere consultata al sito.
Oltre alla nomina di esperti presso Efsa da liste “autorizzate” a livello di singolo stato, e al fatto che su base discrezionale, a seconda di contenuti ritenuti sensibili per l’opinione pubblica o per la filiera alimentare i pareri Efsa verranno fatti circolare in via riservata a livello di Stati membri, per una valutazione preliminare prima della definitiva adozione e pubblicazione – una procedura ben differente dalla consultazione pubblica aperta tipica delle Agenzie americane, anche quale quella dei rischi per l’esposizione ad alcuni Pfas della Agenzie per le Sostanze tossiche e per il registro delle Malattie – Atsdr, chiusa a fine agosto, di cui questo sito ha già dato notizia al momento della sua pubblicazione.
La Commissione e gli Stati membri si riservano di valutare la “proporzionalità” dei pareri Efsa: Il concetto di proporzionalità nel diritto amministrativo ha il significato di evitare che atti singoli possano compromettere la politica generale, in questo caso di sicurezza alimentare, o attraverso la generazione di preoccupazione nei consumatori verso situazioni ritenute non sotto controllo (vedi crisi Bse e Diossine), ovverossia attraverso la compromissione dei legittimi interessi socio-economici alla base del processo alimentare.
In questo contesto è estremamente probabile che la pubblicazione dell’opinione Efsa su Pfos e Pfoa, chiusa a fine marzo 2018, non venga pubblicata se non dopo una valutazione di “proporzionalità” per i seguenti motivi:
I livelli guida per la salute umana per Pfoa presentati da Efsa alla Commissione e alle autorità competenti degli Stati membri, e anticipate a fine agosto alla comunità scientifica internazionale su base giornaliera risultano pari all’assunzione di circa 0,8 ng/kg peso corporeo. Questo valore è stato derivato sulla base di modellizzazioni tossicocinetiche, corrispondenti ad una dose interna (valori nel siero di persone esposte) di circa 9,4 ng/mL. In tale contesto, un consumo di acqua al valore di performance indicato dall’Istituto Superiore di sanità pari a 500 ng/L, in una persona adulta di 63 kg, con un consumo medio di 2,5 L di acqua al giorno, corrisponderebbe a oltre 200 ng/mL di Pfoa nel sangue, mentre il limite regionale veneto di 90 ng/L, riferito alla somma di Pfos e Pfoa, constatando che il Pfoa è la molecola C8 di gran lunga più rappresentata a concentrazioni 10 – 100 x rispetto al Pfos nell’acqua, sarebbe comunque superiore 3 – 4 volte rispetto al valore guida riferito al siero di 9,4 ng/mL, senza contare i contributi da alimenti, aria, e in qualche caso da ingestione involontaria di polvere e assorbimento cutaneo.
Considerando uno scenario di non contaminazione dove l’assunzione di acqua in modo diretto/indiretto contribuisce al massimo al 10 – 20% dell’esposizione complessiva a Pfoa, ne deriverebbe un limite di totale sicurezza nelle acque potabili attorno ai 4 ng/L per il Pfoa, livello che ormai possiamo ritenere vicino al valore di fondo riscontrabile in acque non contaminate derivate dalla falda.
Per inciso, la proposta di revisione della direttiva per le acque potabili approvata in commissione Ambiente del Parlamento europeo lo scorso settembre, e in attesa di voto del Parlamento per fine ottobre, propone per ogni singolo composto Pfas sia per- (come Pfos e Pfoa) che poli-fluoroalchilico (come il GenX o l’Adona) un limite massimo di 100 ng/L, e un limite per la somma di tutti i Pfas posto a 300 ng/L .
In maniera differente per il Pfos, dotato di maggiore bioaccumulo, il problema si ripropone per il libero consumo del pesce pescato. Per un valore guida per la salute umana di 1,85 ng/kg per giorno che verrebbe proposto da Efsa, sapendo che il consumo di pesce rappresenta circa il 40% dell’esposizione alimentare complessiva, le contaminazioni tollerabili oscillerebbero tra i 0,3 e 2 ng/g di prodotto fresco, a seconda del consumo più o meno forte di pesce… .
Si porrebbero di conseguenza forti problemi anche in campo ambientale, laddove la presenza di Pfos nelle acque di superficie è ritenuta uno standard di qualità ambientale al fine della protezione della salute umana dovuto al consumo della risorsa ittica: il Pfos bioaccumula nelle specie ittiche di cattura fino a 9000 volte rispetto alla concentrazione nell’acqua, per la sua biomagnificazione lungo la catena trofica. Praticamente nessun bacino idrico risulterebbe “dentro” al nuovo parametro di qualità qualora tarato sulla proposta di valore guida per la salute umana Efsa, parametro che già oggi è molto basso e fissato a 0,65 ng/L di Pfos nelle acque, corrispondente ad contaminazione nel pesce di 9,1 ng/g , in base al vecchio Tdi di 150 ng/kg per giorno indicato da Efsa nell’opinione del 2008 .
Ecco quindi esemplificato come l’applicazione del principio di proporzionalità alla attività Efsa possa avere già trovato una prima applicazione nella revisione del parere non ancora ufficializzato su Pfos e Pfoa, tenendo conto che su un tavolo gestionale è in fase di approvazione il limite per Pfos e Pfoa ed altri Pfas nelle acque potabili a livello comunitario, acque che ricordiamo sono da intendersi come alimento a tutti gli effetti.
Appare quindi chiaro come il percorso di valutazione del rischio oggi possa essere condotto soprattutto da quegli Stati, quali ad Esempio Francia e Olanda, in cui già da tempo ci sono Agenzie Valutative nazionali ben strutturate e in grado di anticipare o sincronizzarsi con la calendarizzazione delle attività Efsa. Il parere olandese sul Pfoa come sul GenX sono stati peraltro divulgati attraverso questo sito e proprio in virtù di un parere nazionale già consolidato, l’Olanda ha ritenuto opportuno muovere dei commenti ad Efsa, laddove le valutazioni tra agenzia nazionale e agenzia europea sono risultate divergenti.
L’Italia ha presentato nella conferenza Efsa 2018 la propria organizzazione del percorso di analisi del rischio, gestito dagli Organi collegiali del Ministero della Salute in collegamento con Efsa attraverso il Foro Consultivo e il Focal Point. La sfida lanciata dalla Conferenza Efsa 2018 e dal Regolamento Refit è quella di stare in sincronia o addirittura anticipare il lavoro Efsa, specie per un Paese che si fregia di avere il controllo della filiera alimentare sotto il ministero della Salute. Non si può più delegare e vicariare con: “l’ha detto Efsa”. L’organizzazione del percorso di analisi del rischio a livello nazionale probabilmente si dovrà adeguare ed interagire con Efsa i livelli di alta qualificazione richiesti dall’agenda 2030, in modo propositivo e tempestivo.
Nell’immagine 2: Competent Organizations in Italy (Efsa data)
A cura redazione Sivemp Veneto
7 ottobre 2018