Una data un po’ abusata che può servire però a puntare il dito contro le ancora troppe diseguaglianze che ogni giorno fanno più faticosa, quando non impossibile, la vita di tante.
«Una donna che si crede intelligente reclama gli stessi diritti dell’uomo. Una donna intelligente ci rinuncia». A dirlo non era certo una rinunciataria ma una fra le donne più anticonformiste e in perenne lotta con le convenzioni e tabù femminili: Sidonie-Gabrielle Colette. Abbiamo scelto la scrittrice francese per rendere omaggio con la sua scrittura alle donne che con l’8 marzo festeggiano la loro giornata dedicata.
Senza credere troppo alla ricorrenza, che col tempo rischia il conformismo, uno dei difetti che da sempre rendono più difficile proprio la vita delle donne, ma con la certezza che anche una data del calendario può servire per puntare il dito contro le ancora molte, troppe diseguaglianze che ogni giorno fanno più faticosa, quando addirittura non impossibile, la vita di molte cittadine (e non solo) che abitano il nostro Paese.
«La storia delle donne è la storia della peggiore forma di tirannia che il mondo abbia conosciuto: quella del debole che domina il forte. E’ l’unica tirannia che resiste al mondo» . A sostenerlo era Oscar Wilde. E siamo d’accordo su tutto. Tranne forse sul dove davvero si collochi la forza. La nostra gallery, che dedichiamo come il nostro mazzetto di mimose, vuole essere un omaggio fra presente e passato, passando dall’Italia a Timbuctù, alla forza delle donne .
A Indira Ghandi, che ha guidato il subcontinente e alla grazia della scienziata Rita Levi Montalcini, alla segretaria di stato americana Hillary Clinton e alle operaie dell’Omsa che non mollano. E ancora alla Marlene Dietrich che disse di no al Furher e alle ragazze di Zuccotti Park e della Primavera araba. E ancora, a due stelle del teatro, Maria Callas e Carla Fracci. In apertura, per rappresentare la forza della gentilezza, abbiamo scelto la nobel Aung San Suu Kyi, con l’immancabile fiore tra i capelli, mentre per concludere con un sorriso – e ripensando a quanti ce ne ha regalati – il volto fiorito di una bellissima Monica Vitti.
Valgano loro, tra forza e gioia, per rappresentare tutte le altre: quelle che sono vittime di violenza, quelle che hanno sacrificato la loro vita sui campi di battaglia e sotto le bombe, quelle che crepano per il lavoro e le disoccupate e scippate del lavoro, le tantissime che soffrono la fame e quelle che semplicemente fanno le mamme, le compagne, le figlie. A tutte quelle che abbiamo dimenticato: alla fatica e alla bellezza delle donne insomma.
Per un po’ di storia
La Giornata internazionale della donna in Italia compie 90 anni. Il 12 marzo 1922, infatti, nel nostro Paese si celebra per la prima volta, per iniziativa del Partito comunista d’Italia, una manifestazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, per la loro emancipazione e contro ogni forma di violenza e discriminazione contro l’universo femminile. La scelta cade sulla prima domenica successiva all’8 marzo, anche per onorare il ricordo delle 129 operaie tessili morte nell’incendio di una fabbrica di Chicago l’8 marzo del 1908 e le iniziative del 1911 a favore delle donne. Si deve comunque aspettare il 1946 perchè compaia la mimosa, fiore simbolo della giornata in onore delle donne. Una scelta che si deve a tre parlamentari del Pci, Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei. La mimosa, che fiorisce proprio all’inizio di marzo, ben poteva simboleggiare la Festa della donna. Il suo colore, il giallo, oltre ad esprimere vitalitá, forza e gioia è il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita e diventa una metafora per ricordare le donne che si sono battute per l’uguaglianza.
L’8 marzo ha comunque radici lontane. Nasce dal movimento internazionale socialista delle donne, nel 1907, quando Clara Zetkin (che nella prima guerra mondiale fondò la Lega di Spartaco) dirigente del movimento operaio tedesco organizza con Rosa Luxemburg (teorica della rivoluzione marxista che fondò il partito socialista polacco e il partito comunista tedesco) la prima conferenza internazionale della donna. Nel 1910 a Copenaghen, in occasione di un nuovo incontro internazionale della donna, viene proposta l’istituzione di una Giornata internazionale della donna, anche in ricordo dei fatti di Chicago. Una celebrazione che comincia a diffondersi in varie parti del mondo e anche in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale. La tradizione, nel nostro Paese, viene interrotta dal fascismo, ma riprende durante la lotta di liberazione nazionale come giornata di mobilitazione delle donne contro la guerra, l’occupazione tedesca e per le rivendicazioni di diritti femminili. Nascono i gruppi di difesa della donna collegati al Comitato di liberazione nazionale, dai quali nascerá l’Unione donne italiane. Nel 1946 l’Udi prepara il primo 8 marzo nell’Italia libera, proponendo di farne una giornata per il riconoscimento dei diritti economici, sociali e politici delle donne. Sceglie la mimosa come simbolo della giornata. Ma la vera esplosione in termini di popolaritá e di partecipazione, l’8 marzo l’avrá negli anni Settanta, segnati dalla collaborazione dei movimenti femminili e femministi che si impegnano anche per la paritá, per il diritto al divorzio e all’aborto. La prima manifestazione femminista, infatti, è del 1972, a Roma. Nel 1977, l’Onu riconosce ufficialmente la Festa delle donne. L’apice, però, l’8 marzo lo raggiunge, in Italia, nel 1980, con una grande manifestazione unitaria in cui confluiscono per la prima volta tutti i movimenti femminili e femministi.”La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non può spiegare. Gli uomini possono essere analizzati, le donne… solo adorate”.
ilsole24ore.com – 8 marzo 2012