Come l’Italia affronta la fine del posto fisso è il titolo d’apertura dell’edizione internazionale del New York Times, l’International Herald Tribune.
Lo spunto è ancora una volta la frase del premier Mario Monti a Matrix secondo cui «il posto fisso è monotono» e il nostro tasso di disoccupazione giovanile che a dicembre ha toccato il 31%. Il quotidiano americano annota che la reazione alla frase di Monti è stata «veloce, furiosa, bipartisan e intergenerazionale» e intervista i destinatari della mancata futura monotonia, i giovani precari. Come Claudia Vori, romana trentunenne, 18 lavori cambiati dalla laurea, secondo cui il premier «dovrebbe stare attento con le parole perché la gente si potrebbe arrabbiare».
La giornalista ascolta anche un’esperta di mercato del lavoro dell’università di Bologna, Elisabetta Gualmini, secondo cui la fissazione del posto fisso è un retaggio che ci portiamo dietro dalla seconda guerra mondiale quando il capofamiglia doveva sfamare un nucleo intero, struttura sociale benedetta e preservata – dice Gualmini – dalla chiesa cattolica. Viene interpellato anche Antonio Di Napoli, 27 anni, portavoce del Forum Nazionale giovani: «il problema – dice – è trovare un lavoro non essere licenziato» e Luca Nicotra, 29 anni, foto in prima pagina che lavora ad Agora digitale e ribadisce «la mobilità nel mondo del lavoro di Stati Uniti e Gran Bretagna da noi ancora non esiste. Il concetto di lavoro a vita è centrale – spiega Nicotra – perché non vengono offerte alternative al di fuori delle Business School».
ilsole24ore.com – 17 febbraio 2012