Regole di controllo e autocontrollo severissime. Che possono però essere incrinate anche solo dall’intervento di una persona. Dietro il nuovo episodio di alimenti contaminati, sembra esserci sempre la stessa causa. Soprattutto però, la vicenda delle uova all’antipulci spiega bene quanto complessa debba essere la catena delle verifiche. Anche quando – come nel caso della produzione di uova appunto – le norme da seguire sono già molto severe.
Ma che cosa pare essere accaduto? Per capire, occorre prima di tutto sapere che ogni produttore di uova in Europa è obbligato a seguire un «sistema di auto-controllo» che indica le procedure da adottare e le materie prime da usare (in questo caso, per esempio, mangimi e farmaci). Lo stesso obbligo hanno gli altri produttori di alimenti. L’obiettivo è quello di evitare tutte le possibilità di contaminazione del prodotto finale con sostanze dannose alla salute dell’uomo. Si tratta dello stesso metodo che per i prodotti trasformati viene chiamato “Haccp”. L’osservanza del «sistema di autocontrollo» viene poi assicurata dalle istituzioni sanitarie (in Italia il Ministero della Salute e quindi le Aziende sanitarie locali). Si tratta di una “catena” importante per il consumatore, che, fra l’altro, attraverso il sistema di etichettatura-valido anche per ogni singolo uovo – può sapere quando e dove è stato prodotto ciò che mangia. Fin qui tutto bene.
I problemi arrivano quando si scatenano le frodi. Come pare essere accaduto nel caso delle uova al Fipronil, cioè contaminate con un insetticida usato come antipulci. Se quanto si sospetta verrà confermato, gli allevatori olandesi avrebbero usato (probabilmente senza saperlo) un insetticida – il Dega-16 – a base di prodotti naturali (mentolo ed eucalipto), e quindi consentito dal «sistema di auto-controllo». Un prodotto che però a sua volta era stato alterato, per renderlo più efficace, con l’aggiunta di Fipronil (che è un prodotto chimico).
«Se tutto questo verrà confermato – spiega a questo proposito Rolando Manfredini, responsabile pe la Sicurezza alimentare di Coldiretti -, è evidente che anche gli allevatori sono stati ingannati. II problema sarà adesso rintracciare la catena di produzione alterata in partenza per l’uso di un prodotto non conforme. In questo caso, scattano comunque le indicazioni del Regolamento 178 del 2002 per la tracciabilità delle uova che obbliga all’individuazione di ogni passaggio dalla produzione fino all’uso finale».
A quanto pare, comunque, il Regolamento europeo pare aver funzionato: tutte le uova contaminate sono state ritirate dal mercato. Ma c’è anche un’altra questione legata ai tempi di risposta di tutta la catena di controllo oltre che alle informazioni al consumatore finale. «Con le regole attuali – dice ancora Manfredini – il consumatore può sapere da dove proviene l’uovo, ma non può sapere da dove provengono le uova usate per produrre la merendina posta in commercio. È vero però che, in caso di contaminazioni, anch’essi dovrebbero essere ritirati. Ma qui conta la velocità di informazione e azione da parte delle istituzioni. Che nel caso delle uova olandesi non sembra essere stata ideale».
L’Avvenire – 12 agosto 2017