I medici di medicina generale sono infatti passati dai 42.428 del 2019 ai 40.250 del 2021, 2.178 in meno nel giro di tre anni con l’aggravante che la maggior parte di loro ha oltre 25 anni di anzianità di servizio. E infatti le uscite continueranno come ha calcolato l’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, in un nuovo report nel quale si stima – sulla base dei pensionamenti e dei nuovi ingressi con i corsi di formazione già previsti – che fino al 2025 non saranno rimpiazzati ben 3632 “generalisti”: da qui il totale di poco più di 36mila medici che resteranno ancora in pista tra due anni. Un fenomeno questo che colpisce anche i colleghi pediatri di libera scelta, passati da 7.408 del 2019 al 7.022 del 2021 (386 in meno).
Questi numeri spiegano bene le difficoltà di tanti italiani a trovare il proprio dottore di fiducia che spesso si vede costretto all’over booking e cioè a superare quel massimale di 1.500 assistiti fissato dai tetti. E con il calo costante dei prossimi anni il fenomeno dalla caccia al medico di famiglia (o al pediatra) non potrà che peggiorare. Soprattutto in alcune zone d’Italia più colpite da questa emorragia. Ci sono infatti grandi differenze con Regioni che come Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia e Campania contano intorno a 6 medici di famiglia ogni 10mila abitanti contro gli oltre 8 di Umbria, Molise, Abruzzo, Basilicata e Sicilia. E così a fronte di 40.250 dottori complessivi operativi nel 2021 la media di italiani assistiti per ognuno di loro è di 1.237 con il valore più alto al Nord (1.326), rispetto al Centro (1.159) e al Sud (1.102). Numeri che rappresentano solo delle medie con Regioni che comunque sono a un passo dal massimale di 1.500 pazienti per medico soprattutto al Nord: oltre al record del Trentino Alto Adige con 1.454 pazienti per medico ci sono anche grandi Regioni come la Lombardia (1.450)0 il Veneto (1.370), ma le anche la Calabria con la Sanità commissariata che nel 2021 contava bene 1.423 assistiti per ogni medico di famiglia.
«Il problema – precisa Anna Lisa Mandorino, segretario generale di Cittadinanzattiva che nei giorni scorsi ha presentato il suo rapporto salute 2023 – è che spesso le mancanze di medici di famiglia sono concentrate in alcune zone più periferiche del paese, che abbiamo definito per questo Deserti Sanitari. In particolare, sono carenti, specialmente nelle zone a bassa densità abitativa o con condizioni geografiche disagiate, rurali e remote. Ma il problema sta iniziando a interessare anche le grandi città».
Una boccata d’ossigeno per invertire questa tendenza è attesa con la formazione delle nuove leve che potranno sfruttare le 900 borse in più all’anno approvate dal precedente Governo coni fondi del Pnrr che si sommano ai finanziamenti ordinari: per tre anni e cioè fino al 2025 le borse passano da 1.879 a un totale di 2.779.Il concorso è partito lo scorso marzo (in forte ritardo) e potrebbe non aver riempito tutti i posti.
In ogni caso l’emergenza della Sanità territoriale che dal 2026 vedrà l’attesa apertura di oltre 1400 Case di comunità, resta profonda, come spiega anche il segretario della Fimmg (il principale sindacato di categoria) Silvestro Scotti: «Nel nostro Paese si assistite ad una desertificazione della medicina territoriale, con un forte sbilanciamento di investimenti verso la specialistica che ha limitato gravemente il diritto alle cure dei cittadini, indotti negli anni a rinunciare alla prossimità dell’assistenza e a rivolgersi sempre più spesso al secondo livello, pubblico o privato che sia». «La nostra speranza – conclude il leader della Fimmg – è che questo autorevole rapporto di Agenas diventi il punto di partenza di una programmazione che metta in condizione il territorio di tornare attrattivo, attraverso un necessario reinvestimento di risorse umane ed economiche».