Il Corriere della Sera. Appena eletta alla Camera, Doriana Sarli raccontava il suo sollievo: «Abbiamo messo un argine alla destra». Poi le cose non sono andate come si aspettava. I 5 Stelle si sono alleati con la Lega e la Sarli, insieme ad altri, da tempo segnala il suo malessere dentro M5S. Con parole e voti, come quello non dato al decreto Sicurezza. E annunci: «Se la legittima difesa non cambia, me ne vado a casa».
Le parole di Fico vi hanno dato forza?
«Mi spiace che ci associate al presidente della Camera come se fossimo una corrente. Non siamo dissidenti. Io ed altri abbiamo solo ribadito la posizione M5S sull’immigrazione, che è quella del programma. Nel decreto c’è tutt’altro. Fino all’ultimo sono stata tentata di votare contro. Poi per rispetto di chi ci ha lavorato, non ho votato. Noi siamo quelli del “nessuno deve rimanere indietro”. Non vogliamo uno stato di polizia».
E invece?
«Se ci fosse stato il reato di blocco stradale, saremmo tutti in galera. Quanto all’accoglienza, si è fatto il contrario di quello che si doveva fare: erano da affossare Cara e Cas, non la micro accoglienza degli Sprar. Ma non solo».
Che altro?
«In Italia gli immigrati non possono arrivare legalmente. Noi italiani abbiamo invaso il mondo e siamo emigrati ovunque. Aiutare i migranti a casa loro, vuol dire aiutarli a procurarsi i documenti per viaggiare in modo legale».
La Lega la pensa in maniera opposta.
«Mi rendo conto. Ma se si governa insieme bisogna cercare una sintesi. Si è voluto un decreto, per far cadere tutti gli emendamenti».
Capisco che quando sei fuori dalle istituzioni non ti rendi conto delle ricadute economiche Ma io resto no Tap e per chiudere l’Ilva Queste decisioni non sono passate da noi, le ha prese Palazzo Chigi
E la legittima difesa?
«Spero che si potrà discutere. La paura è solo percepita, i dati non giustificano un cambio della legge. Le persone condannate per eccesso di legittima difesa sono pochissime: l’eccesso va mantenuto, altrimenti si legittima l’assassinio. Più ti armi e più succedono tragedie. Ho paura della deriva culturale, rischia di portarci in un Paese in cui saremo tutti armati».
Il rischio è che facciate solo testimonianza.
«Tutti sentiamo la necessità di non mettere ostacoli al governo. Ma se si va avanti senza migliorare la legge, allora mi dimetto. Non cambio gruppo, me ne vado proprio a casa. Ho fatto il veterinario per 30 anni, posso continuare a farlo».
Il capogruppo D’Uva minaccia provvedimenti.
«D’Uva è stato molto disponibile finora. Ma anche il centralismo democratico prevede un percorso. Per chiedere fedeltà, occorre discutere e ammettere modifiche. Le migliori leggi in Parlamento si sono sempre trovate con maggioranze trasversali».
Anche su Tap e Tav il vostro Dna è stato stravolto.
«Capisco che quando sei fuori dalle istituzioni non ti rendi conto bene delle ricadute economiche. Ma io resto no Tap e per chiudere l’Ilva. Queste decisioni non sono passate da noi, sono state prese direttamente da Palazzo Chigi».