Repubblica. In una settimana, tra il 21 e il 27 luglio, in Italia i contagi sono aumentati del 65%. I decessi sono cresciuti del 46%, i ricoveri del 35%, i letti occupati in terapia intensiva del 15%. «È la quarta ondata»: la diagnosi è chiara e arriva dalla Fondazione Gimbe che dall’inizio della pandemia svolge il monitoraggio dei numeri del Covid. Primavera e autunno 2020, poi ancora primavera 2021: dopo tre ondate, oggi ci risiamo. I contagi risalgono: 6.171 ieri, al livello del 15 maggio. «Dopo 15 settimane di calo, sono tornate a salire le vittime: 111 nell’ultima settimana, 46% in più rispetto ai 76 della settimana precedente» spiega Gimbe. Ieri sono state 19.
«I numeri sono molto chiari e rispecchiano una tendenza non solo italiana». Il ministro della Salute Roberto Speranza commenta i dati di Gimbe durante un’interrogazione al Senato. «L’attesa è che la variante Delta diventerà dominante in tutti i paesi europei da qui al mese di agosto ». La situazione preoccupa non solo per i malati e la pressione sugli ospedali, che resta stabile (3% nei reparti ordinari e 2% nelle terapie intensive). Il tema cruciale è il ritorno sui banchi fra un mese e mezzo. Su questo Speranza è perentorio: «La ripresa in presenza e in sicurezza è l’obiettivo del governo, che non farà mancare iniziative forti».
Lo strumento su cui fare leva è il vaccino. «Nel personale scolastico l’85% ha ricevuto almeno una dose. Noi vogliamo che questa cifra cresca in maniera significativa» dice il ministro. La questione per il governo «è strategica» e «utilizzeremo tutti gli strumenti possibili». La decisione su un eventuale obbligo — misura che comunque si cercherà di evitare — al momento è rimandata. «La prossima settimana sarà quella giusta per un intervento organico sulla scuola» prevede Speranza.
Il rapporto settimanale di Gimbe fa notare tra l’altro che se i criteri per tornare in zona gialla fossero rimasti quelli di primavera (50 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti), oggi 40 province si ritroverebbero sopra la soglia. In tre superano anche i 150, con numeri da zona rossa: Caltanissetta (272), Cagliari (257) e Ragusa (193). Il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta ricorda che «l’attività di tracciamento dei contatti diventa più difficile» quando il virus circola molto.
L’anno scorso l’ondata d’autunno iniziò a settembre per toccare il picco a novembre. Quest’anno il gong del nuovo round è suonato in anticipo. L’indice di replicazione della variante Delta (o indiana) è tra 6 e 7, quello del ceppo di Wuhan era stimato intorno a 3 e quello della Alfa (inglese) intorno a 5. Sono molte ormai le Regioni che danno la Delta come prevalente, anche in assenza di dati ufficiali. In Puglia l’epidemiologo e assessore alla Salute Pier Luigi Lopalco stima che l’80% dei nuovi contagi sia attribuibile al virus della famiglia Delta. «È difficile capire cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova ondata» dice. «Mi sentirei di azzardare che, a parità di positivi, avremo un numero di ricoveri decimato, grazie ai vaccini». Anche un infettivologo prudente come Massimo Galli, primario al Sacco di Milano, grazie ai vaccini non è del tutto pessimista: «La variante Delta è contagiosissima, ma non per questo rivivremo le terribili scene di Bergamo e dei lockdown nazionali». I numeri di Gimbe confermano la percezione: l’aumento dei casi è superiore, in proporzione, a ricoveri e decessi. Ma Cartabellotta ricorda che la coperta resta troppo corta. «Mentre la variante Delta si avvia a diventare prevalente, 2,06 milioni di over 60 non hanno ricevuto neanche la prima dose». Renata Gili, che per Gimbe è responsabile della ricerca sui servizi sanitari, fa notare che il numero è ormai in stallo. «Da circa 2 mesi l’incremento delle coperture in questa fascia d’età è legato quasi esclusivamente alle seconde dosi, mentre resta congelato il numero di over 60 che ricevono la prima dose. Segno di una persistente esitazione vaccinale proprio dei soggetti più esposti a rischio di malattia grave».