Dopo lo scandalo di Ca’ della Robinia, e dintorni, l’imperativo del governatore Luca Zaia era stato netto: in nome della trasparenza, stop alle situazioni opache. Per questo al Balbi nelle scorse settimane è stata redatta una bozza di delibera, che prevede la soppressione del Dipartimento servizi sociosanitari e sociali, quello che era sorto sotto la gestione dell’ex assessore Remo Sernagiotto e che era stato guidato dal suo fedelissimo Mario Modolo, con l’obiettivo di far rientrare competenze e personale all’interno della grande Area sanità e sociale, sotto il diretto coordinamento del dirigente Domenico Mantoan.
Ma inaspettatamente ieri, al primo passaggio del testo in giunta, è arrivato lo stop: secondo quanto trapela da Palazzo, infatti, l’assessore Manuela Lanzarin non ha gradito lo scatto in avanti del collega Luca Coletto ed in questo è stata sostenuta dal vicepresidente Gianluca Forcolin, sicché il punto è stato rinviato.
Gli addetti ai lavori tendono a minimizzare, puntualizzando che si trattava solo di «un ragionamento informale e preliminare», tant’è vero che «il tema non figurava nemmeno all’ordine del giorno», e assicurando che «non c’è stato nessuno scontro», anche perché «c’è in ballo solo una riorganizzazione tecnica, per dare attuazione all’annuncio politico del presidente Zaia». Anche i muri però hanno orecchie e quelle di Dorsoduro 3901 hanno sentito qualcosa di più. Per esempio il tono estremamente civile, ma altrettanto fermo, con cui l’assessore Lanzarin ha espresso il suo disagio per una decisione che le sarebbe stata prospettata di punto in bianco: «Non possiamo sanitarizzare il Sociale». Pare di capire che la preoccupazione dell’assessore ai Servizi Sociali sia quella che, smantellando la struttura che si occupa specificamente di famiglia ed età evolutiva, anziani e disabili, dipendenze e giovani, associazioni e cooperative sociali, venga dilapidato un patrimonio di conoscenze della materia e relazioni col territorio. «Ma non cambierà niente- ribatte Luca Coletto, assessore alla Programmazione Sociosanitaria – in quanto il Sociale manterrà il suo budget e l’assessore conserverà la sua autonomia. Vogliamo solo togliere una sovrastruttura inutile, esigenza quanto mai importante in tempi di contenimento della spesa pubblica».
Di per sè il principio è certamente condiviso all’interno della giunta. Quello che Lanzarin avrebbe preferito, con ogni probabilità, è apprendere dell’ipotesi di testo prima dell’approdo sul tavolo della giunta. Peraltro anche l’assessore Forcolin, che avrebbe voce in capitolo in quanto titolare anche della delega alle Risorse Umane, ne sarebbe venuto al corrente ormai a ridosso della convocazione, ricevendo il documento provvisorio direttamente dalle mani di Mantoan. «Mi è stato detto che si tratta di spazzare via il “sistema Sernagiotto” – afferma il vicegovernatore – e giustamente è meglio approfondire la questione. Ma nessun problema, bisogna solo condividere un attimo la decisione, tutto qua».
L’argomento è così slittato alla seduta ventura. C’è chi dice che, con qualche giorno di studio davanti, l’approvazione filerà via liscia. «La delibera andrà la prossima settimana – pronostica al riguardo l’assessore Coletto – una volta completato un approfondimento che in effetti è opportuno. Non vogliamo fare cose azzardate, che potrebbero sembrare una forzatura, intendiamo arrivare alla decisione finale in armonia». C’è invece che dubita di poter licenziare il provvedimento in tempi così rapidi, poiché la partita non impegna solo assessori e dipendenti della Regione, ma anche le realtà del territorio. Comunque sia le conseguenze del bando sociale si fanno ancora sentire, anche perché le indagini sono tuttora in corso.
Il Corriere del Veneto – 29 luglio 2015