I dati delle Finanze riguardano il 2009. Bilancio in rosso per il 37% delle imprese italiane In forte aumento anche le «estinzioni» ( 52%) mentre il reddito delle società è calato del 6%
Settori Particolarmente colpiti i servizi, il commercio e il manifatturiero Sempre più aziende fallite o estinte. Il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia pubblica i dati sulle dichiarazioni fiscali delle società: quelle in fallimento aumentano del 61,7%, le estinte del 52%.
Cresce il numero dei fallimenti aziendali e aumenta quello delle società in perdita. Ben il 37 per cento delle aziende italiane ha il bilancio in rosso. Il dato arriva dalle ultime dichiarazioni dei redditi delle società disponibili, 2010 e 2011 sull’anno di imposta 2009. E nel diffondere i dati è lo stesso Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia a parlare della «profonda crisi economica» che «produce effetti su tutte le grandezze dichiarate dalle società». Più aziende in rosso ma anche più crac e più imprese costrette a chiudere le serrande. Reddito medio in calo, sia per le grandi imprese che per autonomi e Pmi che rispondono agli studi di settore. Una fotografia, quella che emerge dalle dichiarazioni dei redditi, che non sorprende ma che conferma in ogni caso le difficoltà che il Paese ancora sta vivendo. In un anno le società in perdita sono aumentate di 2 punti percentuali. Sempre più aziende, poi, dalle dichiarazioni fiscali risultano fallite o estinte: «Li crisi economica può spiegare il forte incremento delle dichiarazioni presentate da società in situazione di fallimento ( 61,7%) o estinte ( 52,08%)», spiegano ancora le Finanze. Il reddito medio delle società – secondo quanto risulta dalle ultime dichiarazioni Ires disponibili – è pari a 256.980 euro, e segna un calo del 6,7% rispetto a quello dell’anno d’imposta 2008. «Nel 2009 le società di capitali hanno dichiarato un imponibile di 126.482 milioni di euro rispetto ai 137.244 milioni di euro nel 2008» e «la riduzione di quasi 8 punti percentuali è attribuibile primariamente alla grave crisi economica», ribadisce il ministero dell’Economia. Non va meglio alle società più piccole o a coloro che esercitano l’attività di impresa in forma autonoma. I redditi dichiarati dai soggetti che applicano gli studi di settore nel 2009 erano pari a 99,3 miliardi di euro, in calo (-8,7%) rispetto al 2008. la diminuzione è «molto forte» per il settore mani-fatturiero (-37%), ma si registra anche nel commercio e nei servi-zi (-7%); il settore dei professionisti sembra, invece, subire la crisi in misura più lieve (-1%). Calano poi i contribuenti che pagano le tasse attraverso gli studi di settore: ma in questo caso ad incidere è la migrazione di parte della platea alla tassazione più agevolata riservata ai cosiddetti ‘minimi. Per quanto riguarda la ripartizione geografica dei profitti societari, anche nel 2009 si conferma la prevalenza del Nord. Il reddito d’impresa si conferma infatti «fortemente concentrato», rileva l’amministrazione finanziaria, nelle Regioni del Centro e del Nord: nel Sud e nelle Isole viene dichiarato solo l’8,5%del reddito d’impresa totale.
L’Unità – 17 gennaio 2012