Meno prosciutto nel piatto degli italiani ma più smartphone e tablet sulle scrivanie. L’involuzione alimentare del consumatore italiano colpisce anche il prosciutto crudo mentre crescono le vendite dei terminali elettronici: nel 2013 gli acquisti di prosciutti in Italia (prodotti protetti e generici) sono calati mediamente del 4,5%. Il Prosciutto di Parma è arretrato del 5,6% (il San Daniele anche di più), quindi il consumatore ha preferito i prodotti meno costosi che valgono metà del mercato.
In dettaglio, l’anno scorso il Prosciutto di Parma ha realizzato un giro di affari di 1,5 miliardi e una produzione di circa 9 milioni di pezzi, un livello quantitativo stabile da qualche anno.
«Purtroppo – commenta Stefano Fanti, dg del Consorzio – a causa dell’erosione del reddito delle famiglie, il consumatore sembra orientarsi verso i prodotti generici. E nel primo bimestre del 2014 la musica non è cambiata, anche perché è il picco più basso dell’anno. Aspettiamo aprile per verificare se ci sono segnali di ripresa».
Poi Fanti annuncia che sta per partire una campagna di eventi sulle principale piazze italiane per spingere il Parma. Inoltre sono stati raggiunti accordi con la gdo e il dettaglio tradizionale per una campagna promozionale.
Il cattivo andamento del mercato interno è stato, almeno in parte, bilanciato dall’export: nel 2013 sono stati esportati complessivamente 2,5 milioni di prosciutti con la corona, +2%, e un fatturato alla produzione di 237 milioni. Poco? «No – osserva Fanti – venivamo da un 2012 con un +10%, non si può crescere ogni anno a doppia cifra. Comunque esportiamo il 27% della produzione, contro il 18% della media del food italiano».
In effetti, si tratta del quarto anno consecutivo di sviluppo per l’export del Prosciutto di Parma: in dieci anni è cresciuto di 900mila pezzi. Il driver rimane il mercato europeo (+3%), mentre è, sostanzialmente, stabile l’area extra Ue (-0,4%). «Negli Stati Uniti – aggiunge Fanti – abbiamo qualche problema con il filtro delle dogane ma rimangono il primo mercato export, con circa 500mila prosciutti».
Quanto al preaffettato, si è esaurita la corsa sul mercato italiano ma continua all’estero: il nostro Paese, pur avendo assorbito il 26% della produzione, ha perso il 4%, mentre l’export è in crescita del 2,5% per un totale di 56 milioni di vaschette
Il Sole 24 Ore – 29 marzo 2014