Ci sono voluti oltre quattro anni di lavoro, ma alla fine la «Cozza di Scardovari» ha ottenuto la «Denominazione d’origine protetta» (Dop). La notizia è arrivata lunedì con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea (numero 1.200 del 25 novembre) in poche parole: «La denominazione che figura nell’allegato del presente regolamento è registrata».
Il regolamento entrerà in vigore a venti giorni dalla pubblicazione e dal Consorzio pescatori del Polesine di Scardovari arrivano parole di soddisfazione. «Abbiamo seguito da soli tutto l’iter – spiega il presidente Maurizio Crepaldi – Abbiamo lavorato per ottenere il riconoscimento assieme ai biologi, dottori dell’Usl e associazioni di categoria. Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato».
Ufficialmente, l’iter burocratico è iniziato alla metà del 2011 e la cozza portotollese, l’unica allevata in laguna, si è guadagnata il riconoscimento sul campo, come affermato dall’assessore regionale alla Pesca, Franco Manzato. «Le gustose cozze di Scardovari allevate, raccolte e stabulate ad arte dai pescatori del Delta del Po – afferma Manzato – straordinari coltivatori del mare, nella grande laguna deltizia posta tra il Po di Tolle e il Po della Donzella sono conosciute da decenni dai buongustai che hanno il privilegio di poterle acquistare».
Il marchio permetterà di riconoscere ovunque il prodotto. «È un grande riconoscimento alla tenacia dei pescatori del Delta del Po – continua Manzato – e alla straordinaria qualità di questo mitile, il cui sapore e le cui caratteristiche sono figlie di un territorio straordinario e unico, anche se spesso difficile».
Il Consorzio pescatori potrà vantare il fatto di avere il primo mollusco italiano ad ottenere il riconoscimento europeo, andando, così, ad arricchire il paniere nazionale e regionale delle Dop, nel settore pesca. «Per il Veneto dei sapori e della tipicità – conclude Manzato – questa è la diciottesima Dop, cui si affiancano altri 18 prodotti Igp (Indicazione geografica protetta) registrati».
LA COZZA DI SCARDOVARI DOP. IL DISCIPLINARE
Il disciplinare della DOP Cozza di Scardovari prevede che il mollusco debba essere allevato e prodotto esclusivamente nella Sacca deltizia omonima, nel Comune di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. La Sacca del Delta dove viene allevato il mitile ha una superficie di 3.200 ettari e una profondità media di 1,5 – 2 metri. Grazie alle particolari caratteristiche dell’acqua della Sacca, dove si fondono acqua di mare salina e acque dolci, il mollusco acquista una dolcezza peculiare delle carni grazie al basso contenuto in sodio e cresce con carni particolarmente morbide e fondenti al palato, per l’alto contenuto di lipidi e in particolare di grassi saturi e monoinsaturi. Tali caratteristiche distinguono il mollusco di Scardovari da quelli prodotti in altre zone o in mare aperto. Le fasi di depurazione, lavorazione e confezionamento vengono effettuate con l’acqua della sacca e devono essere svolti nel territorio circostante.
La semina e l’accrescimento del seme possono essere effettuate solo in vivai all’interno della Sacca di Scardovari e ogni pescatore predispone le reste in modo da avere una densità di 10 – 15 unità per metro quadro. La raccolta è manuale e avviene quando il prodotto raggiunge la taglia minima commercializzabile di 5 centimetri. Il prodotto raccolto deve essere consegnato al punto di sbarco con modalità che ne consentano di verificare la qualità, e da qui deve essere portato agli impianti di depurazione di Scardovari con mezzi dotati di cassone isotermico. Al termine della depurazione il prodotto viene confezionato, insacchettato in loco e posto in cella con temperatura controllata quindi spedito con mezzi e modalità che garantiscano la corretta temperatura di conservazione del prodotto vivo (2 – gradi).
Il marchio di riconoscimento è un guscio aperto di cozza all’interno di un cuore stilizzato con la scritta “Cozza DOP Scardovari”.
La morfologia della sacca di Scardovari si stabilizza sostanzialmente dopo l’alluvione del 1966 e da quel momento inizia la sperimentazione di allevamento in piccoli vivai, come alternativa alla pesca in mare. Da quel momento si succedono documentazioni e relazioni scientifiche molto precise sulle caratteristiche del luogo di allevamento e del prodotto stesso, che risulta particolarmente caratterizzato dai particolari fattori ambientali (incontro di acqua dolce e di acqua di mare) e anche umani (allevamenti a carattere familiare o in forma associata, con tecnica manuale tradizionale).
27 novembre 2013