Si chiama European Medicines Agency, è il passaggio obbligato per ogni farmaco ad uso umano e veterinario che voglia essere messo in commercio e avere la sede di questa Agenzia potrebbe garantire un indotto complessivo valutato 1,7 miliardi. Questo e altri numeri scritti nero sui bianco in un’indagine di PricewaterhouseCoopers sono sul tavolo della presidenza del Consiglio, di svariati ministri e delle massime autorità locali meneghine. Già, perché l’Ema che finora ha avuto casa a Londra, dopo la Brexit fa gola molti.
E Milano è pronta a fare la stessa operazione sperimentata con Expo: unire tutte le istituzioni per convincere l’Europa che questa è la casa giusta per l’Agenzia del Farmaco. Oggi a Milano arriva il premier Paolo Gentiloni e durante l’incontro con il sindaco e la giunta confermerà l’impegno del governo: i corpi consolari sono stati allertati; la Farnesina insieme al ministero dell’Economia sta organizzando la missione a Londra che entro pochi giorni sancirà di fatto la disponibilità dell’Italia, mentre una squadra coordinata da Diana Bracco sta definendo il dossier di candidatura al quale manca solo l’indicazione di una sede fra quelle che si stanno valutando.
Dal punto di vista tecnico, la corsa comincerà dopo che la Gran Bretagna avrà attivato l’articolo 50 per uscire dall’Unione. Ma molte città europee si stanno già organizzando: Copenaghen passa per essere la più agguerrita e sono in lizza anche Vienna, Dublino e Amsterdam. Milano, come ripete il sindaco Sala, conta sulla «capacità di essere attrattiva soprattutto per le famiglie che cercano qualità della vita, scuole di livello per i figli, buoni collegamenti aeroportuali, la vicinanza a mare, laghi e monti».
L’Ema, fondata nel 1995, oltre a valutare e controllare i medicinali, coordina le risorse scientifiche di più di 40 autorità nazionali competenti di 30 Paesi, in una rete di oltre 4 mila esperti europei. Per questo è un grandissimo luogo di incontri: la sede di Canary Wharf vede ogni anno il passaggio di circa 36 mila visitatori che presentano i loro prodotti ai rappresentanti di 27 Stati. Un via vai che si traduce in pernottamenti, pranzi, cene e shopping. Oltre a questo, a Londra negli anni hanno messo le radici circa 2 mila tra start up e aziende farmaceutiche evidentemente interessate a stare vicino a questo centro di relazioni e decisioni così strategico.
«L’operazione — riassume il presidente di Confcommercio e Camera di Commercio, Carlo Sangalli — sarebbe un grande vantaggio per Milano e per l’Italia. In prima linea ci sono le 52 mila imprese del territorio milanese del commercio, turismo e servizi». Alberghi ristoranti e negozi, in particolare i 10 mila collocati in centro. Con Ema potrebbero arrivare clienti e poi turisti richiamati dal passaparola. Come successo con Expo: solo che in questo caso non si parla di una cosa, la festa non finirebbe dopo sei mesi.
Elisabetta Soglio – Il Corriere della Sera – 28 febbraio 2017