Tempi supplementari: la pubblicazione della sentenza avverrà con tutta calma e gli effetti giuridici decorreranno solo dopo
Porcellum bocciato in toto. Ma l’effetto, se il Parlamento non si muoverà a breve, non sarà la reviviscenza del Mattarellum come molti speravano bensì un sistema simile a quello in vigore nella Prima repubblica, fino alle elezioni del 1992: un proporzionale puro con la possibilità di esprimere una preferenza.
La Corte costituzionale, nell’attesa sentenza sul ricorso contro l’attuale sistema elettorale, ha dichiarato dunque l’illegittimità costituzionale sia del meccanismo del premio di maggioranza del 55% che scatta a prescindere dai voti raccolti (a livello nazionale alla Camera e regione per regione al Senato) sia del meccanismo delle liste bloccate «nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza». Tuttavia i giudici costituzionali hanno deciso di dare una sorta di tempo supplementare al Parlamento, sia pure in corner: gli effetti giuridici decorreranno solo dopo la pubblicazione della sentenza che avrà luogo con tutta calma, come dice il comunicato della Corte «nelle prossime settimane». Con la sentenza saranno rese note anche le motivazioni, che saranno scritte dal giudice Giuseppe Tesauro, relatore della causa. «Il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali», specifica la Consulta sceglien7 Con “sistema proporzionale” si intende quel meccanismo elettorale che mira a tradurre in seggi gli stessi rapporti di forza registrati nell’elettorato. L’effetto è opposto a quello dei collegi uninominali maggioritari, dove ottiene il seggio solo il candidato della lista che ha ottenuto più voti. In Italia, il sistema proporzionale è stato quello con cui si è votato per tutta la prima repubblica, fino al ’93 quando il referendum elettorale promosso da Mario Segni portò alla nascita del Mattarellum (75% maggioritario, 25% proporzionale) do la strada del “garbo istituzionale”. E confermando, con quel «il Parlamento può sempre approvare», la piena legittimità del Parlamento uscito dalle ultime elezioni a legiferare. La Consulta, insomma, ha in qualche modo voluto mettere in mora il Parlamento affinché si affretti a legiferare o a sanare i punti illegittimi dell’attuale legge.
Prima il vaglio sull’ammissibilità del ricorso, dunque, poi la bocciatura di entrambe le norme su cui la Cassazione, nel maggio scorso, aveva sollevato questione di legittimità ritenendole in contrasto con il principio di «uguaglianza del voto» dettato dall’articolo 48 della Costituzione e con quello sulla «rappresentanza democratica» (articolo 1, secondo comma, e articolo 67 della Costituzione). «È una vittoria per tutti i cittadini italiani: siamo tornati ad essere dei cittadini e non dei sudditi», commenta l’avvocato ottantenne Aldo Bozzi, primo firmatario del ricorso contro il Porcellum da cui è scaturita la questione di legittimità accolta ieri dalla Consulta.
Intanto va sottolineato che l’effetto della decisione della Consulta, qualora il Parlamento non dovesse intervenire prima della pubblicazione della sentenza, sarà la sostituzione del Porcellum con un proporzionale puro con preferenza. Era una delle tre opzioni in campo alla vigilia dell’udienza: i giudici avrebbero potuto semplicemente giudicare incostituzionali il meccanismo del premio alla Camera e al Senato e le liste bloccate facendo in questo modo rivivere il Mattarellum; avrebbero altresì potuto accogliere solo il ricorso sul premio dando vita ad un proporzionale con liste bloccate; facendo invece riferimento all’impossibilità da parte dell’elettore di esprimere «una preferenza» hanno scelto una terza strada. Appunto quella del proporzionale con preferenza, che con un tripolarismo di fatto si tradurrebbe in larghe intese forzate anche nella prossima legislatura.
Ma certo non è la proporzionalizzazione del sistema l’effetto “suggerito” dai giudici costituzionali. Scartato l’intervento minimalista sul solo premio, l’opzione alternativa della reviviscenza del Mattarellum è stata ritenuta troppo invasiva sulla volontà del Parlamento, dal momento che avrebbe consegnato un modello difficilmente emendabile con sistemi di premio come quelli evocati dal dibattito politico nelle ultime settimane. L’effetto di un proporzionale “sbloccato” lascia invece aperta la strada per intervenire in più di una direzione nel senso del maggioritario, da un sistema con premio a un sistema di collegi.
Intanto in Parlamento è caos. Il Senato ha approvato ieri (anche con i voti del Pd) un comitato ristretto che dovrebbe occuparsi dell’esame della riforma. Una decisione che ha fatto infuriare i senatori renziani, convinti che a questo punto solo alla Camera è possibile sbloccare la situazione.
Il Sole 24 Ore – 5 dicembre 2013