«Avremmo bisogno di ricevere dal governo italiano una lettera entro il primo febbraio che contenga un pacchetto sufficientemente dettagliato di impegni specifici» per correggere il deficit del 2017 e un «chiaro calendario per la loro rapida traduzione in legge». Si conclude così la lettera inviata ieri dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e dal commissario agli Affari monetari, Pierre Moscovici, al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in cui si paventa il rischio di una procedura di infrazione per la situazione dei conti pubblici.
A meno di non varare «misure addizionali di bilancio che comportino una riduzione del disavanzo strutturale di 0,2 punti di Pil», circa 3,4 miliardi di euro. Il primo febbraio è l’ultimo giorno possibile, sottolineano i commissari, per ottenere gli impegni. Quel giorno saranno infatti rese note le nuove previsioni economiche, sulla base delle quali la Commissione costruirà le sue valutazioni definitive sui bilanci 2017.
La replica del governo
Il governo Gentiloni, per il momento, non ha ancora deciso se, quando e come intervenire. Intanto si ribadiranno alla Commissione i fattori «rilevanti» che giustificano la dinamica del rapporto tra il debito e il Pil, che tuttavia è giunto a una «sostanziale stabilizzazione grazie a una strategia di politica economica volta a consolidare gradualmente le finanze pubbliche e, al contempo, a rilanciare la crescita» ha sottolineato Padoan commentando la missiva dei due commissari.
Per il ministro dell’Economia si tratta di un «risultato straordinario alla luce della recessione che si è rivelata più severa di quella degli anni trenta e confrontandolo con la dinamica del debito degli altri Paesi dell’Eurozona». Quanto al da farsi, «il Governo esprimerà la propria posizione rispondendo alla lettera e inviando il rapporto sui fattori rilevanti che giustificano l’andamento del debito». Argomenti «utilizzati in passato», ovvero la deflazione e la brutta condizione dei mercati finanziari, che ha sconsigliato di procedere con le privatizzazioni, «e almeno altrettanto validi oggi — sottolinea Padoan — in un contesto di perdurante e, per certi versi, accresciuta incertezza a livello europeo e internazionale, e di inflazione che persiste da troppo tempo a livelli eccessivamente bassi».
La correzione
Lo sforzo richiesto dalla Commissione europea non è molto consistente in termini assoluti, appena 0,2 punti di Prodotto interno lordo, pari a 3,4 miliardi di euro, ma senza una simile correzione del deficit di quest’anno si rischierebbe di compromettere, a posteriori, il via libera di Bruxelles ai bilanci degli ultimi tre anni.
Tre anni in bilico
Alla base delle contestazioni c’è il debito eccessivo registrato nel 2015, che fu perdonato alla luce dei fattori rilevanti, e a condizione che nel 2016 e nel 2017 si assicurasse un rapido avvicinamento al pareggio di bilancio. Nel 2016 venne concessa la flessibilità, ammettendo un extra deficit di 0,75 punti di Pil, a fronte delle riforme e del piano di investimenti, condizionando però lo sforamento alla ripresa del cammino verso l’equilibrio dei conti pubblici nel 2017.
La condizione per tenere tutto in piedi è divenuta, così, il rispetto assoluto degli impegni di bilancio di quest’anno. Mancandoli, dice Bruxelles, salterebbe la flessibilità del 2016, si registrerebbe una «deviazione significativa» dall’obiettivo del pareggio di bilancio sia per il 2016 e per il 2017, annullando tutti i “bonus” che permisero di schivare la procedura per il debito eccessivo del 2015. Per evitare di tornare alla casella di partenza occorrono poco meno di tre miliardi e mezzo di euro.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 18 gennaio 2017