Corriere.it. I prezzi della carne suina in Cina sono diminuiti del 40% rispetto al 2022. Il calo, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico Financial Times, potrebbe riportare il Paese in deflazione (dopo il -0,3% dei prezzi al consumo registrato a luglio), visto che la carne di maiale incide pesantemente sull’indice ufficiale dei prezzi al consumo della Cina. «Sembra che l’inflazione al consumo tornerà negativa a ottobre, e la ragione principale sembra essere stata un calo dell’inflazione alimentare causato dal calo dei prezzi della carne suina», ha dichiarato al Financial Times Julian Evans-Pritchard, economista senior di Capital Economia.
I prezzi della carne suina come indicatore dell’inflazione
La Cina è il più grande produttore di carne di maiale al mondo e, da sola, ne consuma 50 milioni di tonnellate all’anno, circa la metà di tutta quella prodotta a livello globale. I prezzi di questa risorsa rappresentano un indicatore importante dell’inflazione nel Paese e seguono da tempo un ciclo di espansione e contrazione. Questo fenomeno è dovuto anche al fatto che il governo cinese interviene sul mercato, sia creando delle riserve strategiche di carne suina congelata da mettere in commercio per calmierare i pezzi, sia acquistando grandi quantitativi di carne quando la richiesta è scarsa e i prezzi scendono troppo. Questo andamento altalenante si è verificato negli ultimi mesi: in risposta agli acquisti guidati dal governo, infatti, il costo della carne suina è tornato a salire a luglio. Nei mesi successivi, però, c’è stato un nuovo calo a causa della scarsa domanda da parte dei consumatori.
Perché i prezzi della carne di maiale sono calati
Il nuovo calo dei prezzi della carne di maiale, che potrebbe riportare la Cina in deflazione dopo un periodo di crescita economica scarsa, è dovuto in larga parte al fatto che alcune delle aziende produttrici maggiori — tra le altre, Muyuan Foodstuff e New Hope — hanno deciso di non ridurre la produzione nonostante la domanda abbia registrato un calo. Di solito, infatti, i grandi produttori riducono la produzione vendendo le loro scrofe da riproduzione e acquistando meno suinetti, in attesa che la domanda porti i prezzi a risalire. Nell’ultimo periodo, però, le cose sono andate in modo diverso: nonostante il calo dei prezzi, infatti, la domanda di giovani suini da parte delle aziende produttrici è diminuita solo del 10% rispetto al 2022.
Gli effetti sulla Borsa cinese
Questa dinamica ha avuto delle ricadute anche sulla Borsa cinese. Nel 2023 Muyuan Foodstuff, il più grande allevatore di suini del Paese, ha registrato un calo di oltre il 20%, nonostante a ottobre i dirigenti dell’azienda abbiano annunciato un riacquisto di azioni per un valore di 1 miliardo di yuan (circa 137 milioni di dollari). Un’altra conseguenza è che i futures sui maiali vivi negoziati sulla Borsa delle materie prime di Dalian sono calati di circa il 15% da inizio ottobre. Un ulteriore segnale del fatto che le aspettative sui prezzi della carne suina sono in calo nel mercato nazionale cinese.