Il suo nome italiano è Annamaria, quello arabo Aisha. Il cognome, Tiozzo, la fa riconoscere subito come chioggiotta, ma Annamaria Aisha Tiozzo può essere considerata una cittadina del mondo, dato che la sua vita si svolge principalmente tra Italia, Malaysia, Yemen e Dubai.
Proprio a Dubai, pochi giorni fa è stata premiata come top manager nell’ambito della presentazione della guida «Islamica 500» che elenca, ogni anno, le 500 personalità (uomini, donne o aziende) più influenti dell’economia islamica. Non solo: quest’anno è stata prevista anche una speciale menzione per 50 di queste personalità, ritenute “eccellenti”, nel loro settore e Annamaria è tra i 50. Non bastasse, anche l’ancor più ristretto gruppo di 8 persone, definite “persona dell’anno” nella propria categoria, la annovera tra i suoi componenti. Ma cosa fa Annamaria? La sua discendenza da una famiglia di imprenditori, i gestori dell’ex cinema Vittoria, ne fanno sicuramente una persona nota in città anche se, ormai, quando non è all’estero, vive per lo più a Verona. Ma il suo lavoro di consulente per la certificazione halal di prodotti cosmetici, per il quale è stata premiata a Dubai, è più conosciuto negli ambienti imprenditoriali, un po’ meno tra la gente comune. Annamaria è vicepresidente italiana, con delega ai Paesi Arabi, di Confassociazioni International ma è, soprattutto, presidente di Whad, World halal developement, ente che cura proprio la certificazione halal (in arabo significa “lecito”, ovvero conforme ai dettati della religione) ed è il suo “timbro” che permette di far arrivare determinati prodotti (che devono essere fabbricati senza alcool etilico, ingredienti di origine suina, o di animali non macellati ritualmente, ecc.) a un mercato potenziale di due miliardi di persone o, almeno, a quelli di costoro che vogliono rispettare i dettami religiosi. Una consulenza che non si limita agli “ingredienti” ma riguarda l’intera filiera, compresi confezionamento, pubblicità e distribuzione e, anche nel settore ricettivo e ricreativo, le “regole” per l’accoglienza dei turisti islamici.
Diego Degan – La Nuova Venezia – 24 ottobre 2016