Basta discriminazioni per chi è guarito dal tumore: la Camera approva all’unanimità le norme che puntano a tutelare le persone guarite dalle limitazioni che banche, assicurazioni ma anche leggi dello Stato finora prevedono per chi è reduce da una malattia oncologica. Guariti per la medicina ma non se si tratta di stipulare un mutuo o una polizza assicurativa, come pure se si intende adottare un bambino o partecipare a certi tipi di concorso, per fare degli esempi. Una situazione paradossale a cui il Parlamento cerca di porre rimedio con le norme che eliminano l’obbligo di comunicare la propria storia sanitaria quando sono trascorsi dieci anni dalla guarigione, cinque nei casi in cui «la patologia è insorta prima del ventunesimo anno di età». In questi casi sarà vietata «la richiesta di informazioni sullo stato di salute degli interessati».
Misure votate appunto da tutti i partiti, dal momento che praticamente ogni forza politica aveva presentato una proposta di legge su questa materia, e che ora dovranno essere approvate anche dal Senato prima di diventare legge.
Un risultato che il ministro della Salute Orazio Schillaci saluta con entusiasmo: «Oggi si compie il primo passo per introdurre l’oblio oncologico anche in Italia. Un risultato che premia il lavoro compatto di tutte le forze politiche e l’impegno delle associazioni dei pazienti che, da anni, rivendicano questo diritto». Il passaggio nell’altro ramo del Parlamento sarà veloce, secondo il ministro: «Sono certo che anche al Senato si procederà con la stessa sensibilità e rapidità per arrivare all’approvazione definitiva della legge. Ho sostenuto con forza la necessità dell’oblio oncologico che rappresenta la soluzione per rimuovere ostacoli che generano forti disuguaglianze e incidono sulle prospettive di vita dei guariti dal cancro». Quando le norme saranno state approvate definitivamente, sarà il Garante della privacy a vigilare.
Unanime, ovviamente, anche il plauso dei partiti. Antonio Tajani(Fi) parla di «battaglia di libertà», perché «chi ha sconfitto un tumore non può essere marchiato a vita come fosse un cittadino di serie B. Deve avere le stesse opportunità di tutti, a cominciare da quelle lavorative». Per la segretaria Pd Elly Schlein è «una buona notizia per il Paese». Con l’approvazione della legge «milioni di persone guarite dal cancro non saranno più discriminate quando dovranno stipulare un’assicurazione, accendere un mutuo o adottare un minore».
Marco Furfaro, Pd, è firmatario di una delle proposte di legge che poi sono state unificate nel testo votato alla Camera, e spiega nel dettaglio qual era la situazione fino ad ora: «Spesso le persone vengono costrette a dichiarare le neoplasie da cui sono state affette in passato, venendo classificate – e quindi discriminate – come clienti “a rischio”. Tutto diventava difficile, a volte impossibile». E Maria Elena Boschi, Iv, anche lei firmataria di una delle proposte di legge unificate nel testo votato, aggiunge che la situazione vissuta finora era «una vera e propria ingiustizia che la nostra legislazione ha tollerato. Ora abbiamo la possibilità di fare un passo in avanti. Questa legge per ciascuno di noi ha un nome e un volto, perché ogni famiglia ha fatto esperienza di una malattia oncologica. Una legge che è una speranza, che conferma che dalle malattie oncologiche si guarisce e che si può ricominciare una vita senza il peso di uno stato che sembra porre ostacoli».
Walter Rizzetto, FdI, concorda: «Mai più discriminazioni verso gli ex malati di cancro nell’accesso al lavoro, nel richiedere servizi finanziari, in caso di adozione. La scienza ci dice che da un tumore si può guarire». Simile la valutazione del Movimento 5 stelle: «Finalmente è arrivato il giorno per consegnare al Paese una legge di civiltà». Soddisfatte anche l’associazione italiana di oncologia medica e la Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi. —
La Stampa