Gli italiani saranno forse tutti uguali davanti alla legge, ma per quanto riguarda il diritto alla salute non sembra proprio. Tra i costi degli esami e tempo necessario per avere un appuntamento col medico, il nostro paese sembra una giungla in cui perdersi. Perché tutto cambia a seconda del reddito e soprattutto in base a dove vivi. Basta fare qualche decina di chilometri e gli stessi identici test clinici possono costare anche il triplo e la lista di attesa allungarsi a dismisura.
Così per farsi visitare da uno specialista in Valle d’Aosta il 35 per cento dei pazienti aspetta una settimana, nel Lazio questa fortuna capita solo al 14 per cento di loro.
A fotografare il rapporto degli italiani col sistema sanitario, nell’anno in cui per la crisi economica il 13 per cento ha rinunciato a farsi curare, è Altroconsumo. L’associazione, ha messo a confronto quanto si paga per lo stesso servizio da nord a sud, raccontando con un questionario distribuito a 5000 persone come gli italiani boccino la loro sanità regionale. Su una votazione da 1 a 100 punti ne hanno dati in media solo 57.
Partiamo dai costi. Con la stangata del superticket, introdotto nel 2011 su ogni ricetta o prestazione del valore di oltre 10 euro, i prezzi sono diventati geograficamente ondivaghi. Una prima visita specialistica costa dai 18 euro in Basilicata ai 28 in Lombardia per finire al record di 39 euro del Friuli, ovvero più del doppio che a Potenza. Stesso discorso per gli esami del sangue di routine che possono più che triplicare, passando dai 13,20 di Trento ai 35 delle Marche oppure variano tra i 14 e 44 euro nella stessa Toscana. A parità di prestazioni, quindi, costi molto diversi. Questo perché quattro regioni non applicano il superticket (Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Basilicata e Sardegna), nove lo applicano nella misura dei dieci euro fissi a ricetta, quattro invece, come la Toscana e l’Umbria, lo differenziato a seconda del reddito e altre tre in base al valore della ricetta.
Per dimostrare il peso del superticket sulle nostre tasche, Altroconsumo ha preso in considerazione casi comuni. Il primo è un sospetto di calcoli renali per i quali il medico di base ha chiesto un esame delle urine, una visita dal nefrologo, una radiografia e un’ecografia. Dove non si applica il superticket il costo totale è sui 90 euro, ma balza a 160 dove c’è come in Piemonte, mentre in Toscana, dove questo è calcolato in base al reddito al paziente può costare dai 92 ai 212 euro.
Stessa storia per sospetti noduli alla tiroide che prevedono visita dall’endocrinologo, esami del sangue, e un ago aspirato. Per un costo minimo in Basilicata di 118 euro, in Friuli di 177 euro e un’oscillazione tra questi due estremi in alcune regioni come l’Umbria dove il superticket viene calcolato in base al reddito.
Variabili anche i tariffari regionali, che sono quanto versa la regione alla struttura che fa il test o la visita, e a quali bisogna aggiungere il superticket per capire quanto poi alla fine paga il cittadino. Così in Abruzzo il tariffario prevede per una radiografia al torace 15,49 euro mentre in Friuli per la stessa prestazione è previsto quasi il doppio: 27,90. Una radiografia al polso in Campania è valutata 14,20 euro mentre nel Veneto ben 27,90. In Puglia un elettrocardiogramma è messo in tariffario a 10,81 euro contro i 15 euro del Friuli. Per un esame delle urine il costo nella provincia autonoma di Trento è di 1,85 euro, quasi tre volte tanto in Piemonte.
Il superticket, secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ha fatto diminuire del 17-20 per cento in un anno le prestazioni. «E a guardare questi dati è comprensibile, perché è palese la disparità dei cittadini sulla salute, che è legata alla regione in cui vivono e al reddito. Il tutto a dispetto dall’uguaglianza sancita dalla Costituzione », commenta Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo.
Da La Repubblica del 28/05/2014.