Alla fine Massimo Cioffi ha gettato la spugna. Il manager che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aveva chiamato nel febbraio del 2015 dall’Enel per fare il direttore generale dell’istituto di previdenza, si è dimesso ieri per il «ricorrente contrasto di opinioni» con lo stesso Boeri, spiega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
La guerra tra Boeri e Cioffi, di cui aveva riferito il Corriere il 20 settembre, rischiava di «danneggiare la regolare funzionalità dell’istituto», aggiunge Poletti. Un conflitto che durava da troppo, visto che era scoppiato lo scorso marzo. «Non c’erano più le condizioni per andare avanti — dice Cioffi —. Il rapporto con Boeri si era rotto anche sul piano personale».
La miccia si era accesa dopo che Cioffi era risultato indagato per abuso di ufficio in seguito a un contenzioso tra l’Enel, dove il manager era stato direttore del personale, e l’Inps che aveva contestato al gruppo elettrico un’evasione contributiva di 40 milioni. Un’indagine e un conflitto d’interessi del quale Cioffi non aveva informato Boeri. Dopo la rottura, tra i due è partito un duello sulla riforma della dirigenza e sul regolamento di organizzazione che distribuisce i poteri tra gli organi di vertice, provvedimenti entrambi deliberati da Boeri. Cioffi li ha contestati presso il ministro, accusando Boeri di spostare, a dispetto della legge, competenze gestionali dal direttore al presidente. Dopo la bocciatura per gli stessi motivi da parte del collegio dei sindaci e il ricorso al Tar del Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) Boeri ha modificato in alcuni punti le sue delibere, senza cambiare l’impianto. Ieri le dimissioni di Cioffi, che segnano una vittoria per Boeri, almeno per il momento. «Cioffi non poteva attuare una riforma organizzativa in cui aveva mostrato di non credere», commenta il presidente.
Restano gli strascichi di una guerra al vertice durata otto mesi; le fibrillazioni che percorrono tutta la dirigenza; la volontà dello stesso Poletti di arrivare presto a quella riforma della governance dell’Inps di cui si parla da anni, per mettere fine alla stagione dei commissari e superpresidenti che risale al 2008. La riforma della governance dovrebbe reintrodurre un consiglio di amministrazione snello accanto al presidente e al direttore, riducendo i membri del Civ (rappresentanti dei sindacati e delle imprese). Ma il governo aspetterà il 4 dicembre. Anche questa riforma sembra legata all’esito del referendum e alle sorti dell’esecutivo Renzi.
Nel frattempo, Poletti ha incontrato separatamente Cioffi e Boeri. Invitando quest’ultimo ad avviare le procedure per la nomina del nuovo direttore. Nomina che spetta allo stesso ministro, ma su proposta del presidente. Il quale sembra orientato, stavolta, a scegliere un dirigente interno all’Inps. Che avrà subito una gatta da pelare senza precedenti: la gestione della riforma Boeri, che prevede la decadenza di tutti i dirigenti di prima e seconda fascia entro il 31 dicembre e l’assegnazione dei nuovi incarichi dopo una valutazione degli stessi dirigenti da parte di una commissione di tre esperti esterni nominati dallo stesso Boeri. Fino alla nomina del successore di Cioffi le funzioni saranno esercitate dal direttore vicario, Vincenzo D’Amato.
Enrico Marro – IL Corriere della Sera – 23 novebre 2016