E’ diventato un vero e proprio rebus, capire quando sarà possibile andare in pensione. Di certo, con l’arrivo del 2014 il traguardo si è allontanato, soprattutto per le donne. Con il nuovo anno sono infatti in vigore i limiti dell’età pensionabile modificati dalla legge Fornero.
Bisogna avere 62 anni di età e 42 e mezzo di contributi (41 e mezzo per le donne). Se parliamo invece di pensione di vecchiaia la soglia è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini, mentre per le donne lavoratrici dipendenti è 63 e 9 mesi. Un anno in più se la donna è una lavoratrice autonoma (64 anni e 9 mesi). In materia pensionistica si sono nel tempo succedute leggi e riforme che hanno reso il calcolo sempre più complicato. Nel caso delle donne l’aumento dell’età pensionabile è stato avviato nel 1993 con la riforma Amato. Il gentil sesso è passato così dalla soglia di 55 a quella di 60 anni. Con la legge Fornero il limite è stato ulteriormente ritoccato verso l’alto per avvicinarlo quasi completamente a quello degli uomini. Dal 2012 infatti l’età delle donne è salita a 62 anni e dal primo gennaio di quest’anno saranno necessari 63 anni e 9 mesi per smettere di lavorare come dipendente. Nel caso di lavoratrici autonome (commercianti, artigiane e coltivatrici dirette) sarà necessario un anno in più.
Tempi difficili per chi volesse andare in pensione anticipatamente. Dai 35 anni di contributi necessari nel 1995 per andare in pensione, si è passati ai 42 richiesti adesso con l’aggiunta anche del limite di età (bisogna avere almeno 62 anni). In caso contrario si incorre in una riduzione dell’assegno, pari all’1% per ogni anno di anticipo (per l’anzianità maturata sino al 2011). Percentuale che sale al 2%, per ogni anno di anticipo che supera i due. Nel 2018 invece si arriverà alla perequazione totale tra maschi e femmine, almeno in tema pensionistico. Il limite dell’età pensionabile sarà infatti di 66 anni e 3 mesi sia per gli uomini che per le donne, a causa dell’aumento della speranza di vita.
L’anno nuovo porta anche una buona notizia, poiché viene reintrodotto l’adeguamento al costo della vita per le pensioni superiori a 1.486 euro lordi al mese (tre volte il minimo). Negli ultimi due anni infatti l’indicizzazione era stata bloccata dalla riforma Fornero. Si tratta comunque di aumenti contenuti, anche a causa del tasso di inflazione che nel 2013 è stato basso. Con la legge di Stabilità 2014, fermo restando l’adeguamento al 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo, si scende al 95% per i trattamenti fra tre e quattro volte; al 75% per gli importi compresi fra quattro e cinque volte; e al 50% per quelli superiori a sei volte.
Per finanziare un sussidio per i meno abbienti, nel 2014 è stato reintrodotto il contributo di solidarietà (in precedenza bloccato per i profili di incostituzionalità). Sarà del 6-12% sugli importi superiori a 6.936 euro lordi al mese (91.251 euro all’anno).
La Stampa – 13 gennaio 2014