La ricetta dei nonni. La crisi ha fatto riscoprire la regola tanto cara ai nostri nonni: non gettare il cibo avanzato
Sotto l’incalzare della crisi economica stiamo riscoprendo una regola aurea dei nostri nonni: quello che resta a pranzo si consuma a cena. O al massimo il giorno dopo. Ovvero, oggi gli avanzi diventano per noi cittadini una sorta di assoluzione dal peccato originale del benessere, lo spreco. Le famiglie italiane, secondo le più recenti statistiche, buttano nella spazzatura il 12 per cento degli alimenti che acquistano ogni giorno, addirittura il 30 per cento di quel che mettono in frigo. Complessivamente finiscono nella spazzatura dieci milioni di tonnellate di cibi all’ anno. A Milano, ad esempio, ogni giorno finiscono nell’ immondizia tra i 130 e i 150 quintali di pane. Ora gli avanzi tornano in Parlamento. Una legge del 2003, detta del «buon samaritano», permette alle organizzazioni di volontariato di raccogliere il non consumato delle aziende di catering, delle mense aziendali o gli alimenti invenduti dei supermercati e di distribuirli agl’ indigenti e alle famiglie più bisognose. Ebbene, 30 senatori di maggioranza e opposizione hanno proposto una modifica della legge: anche piccoli ristoranti, tavole calde e bar possono donare a chi ne ha bisogno cibi cotti o precotti residui. Ecco l’ avanzo solidale. L’ avanzo primario, invece, è la differenza positiva tra entrate e uscite dello Stato. In famiglia l’ avanzo era fino a ieri la differenza negativa fra ciò che si compra e ciò che si butta. Adesso anche noi potremo parlare con orgoglio di avanzo primario. Grazie ai nonni. RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it – 13 ottobre 2011