Camusso: «Dal leader di Confindustria vedo repentini mutamenti di opinione sull’articolo 18, serve una mobilitazione unitaria o facciamo da soli». Sindacati in ordine sparso sul Ddl Jobs act, in particolare contro le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Sono in corso contatti tra i leader di Cgil, Cisl e Uil che potrebbero incontrarsi nella giornata di venerdì (se non prima), per verificare se esistono i presupposti per programmare un’iniziativa unitaria. In questi giorni è emersa un’articolazione di posizioni, con Cisl e Uil più disponibili a trattare sullo spinoso tema della reintegra per i licenziamenti che il premier Renzi vuole cancellare, oggetto di una delle deleghe del Jobs act. Proposta bollata come una concessione ai «falchi della Ue», da Susanna Camusso che ieri ha rilanciato: «La Cgil ha già detto e continuerà a ribadire che inizierà la mobilitazione. Sarebbe utile per tutti che fosse unitaria, ma comunque noi non ci tireremo indietro».
Il segretario generale della Cgil boccia senza appello anche il ricorso al Dl ventilato da Renzi: «La ragione per ricorrere al decreto legge è l’urgenza, non mi pare che riformare una legge che regola tutto il capitolo dei diritti e delle condizioni dei lavoratori abbia né ragioni d’urgenza né la possibilità di essere tradotto in un decreto». E al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi fa sapere: «Vedo repentini mutamenti sull’articolo 18». In sostanza per la Cgil il tema non è quello di «cancellare i diritti bensì quello di estenderli per riunificare il mercato del lavoro»; per Camusso non è sufficiente la volontà del governo di reperire 1,5-2 miliardi aggiuntivi per ampliare la copertura dei sussidi a chi perde il lavoro, perchè «le modifiche all’articolo 18 e l’introduzione di nuovi ammortizzatori non sono materie scambiabili». La Cgil ha annunciato una mobilitazione nella prima decade di ottobre, mentre la Fiom ha indetto una manifestazione per il 18 ottobre e deciderà sulle forme di lotta all’assemblea nazionale di Cervia del 26 e 27 settembre.
Diversa la posizione espressa dal numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni che tende le mani al governo dicendosi pronto a trattare sul contratto a tutele crescenti, compreso l’articolo 18, se con esso si inglobano tutte le forme di precariato, dalle false partite Iva alle finte collaborazioni a progetto: «Se si vuol combattere davvero il precariato – ha detto – siamo pronti a trattare su tutto, anche sull’articolo 18. Se si vuole invece scatenare l’invidia sociale ci opporremo con forza». Bonanni contesta l’operato di Renzi soprattutto sul piano del metodo, criticando la scelta di non aver convocato le parti sociali per avviare un confronto sulla riforma del mercato del lavoro. La Cisl ha programmato mobilitazioni territoriali il 18 ottobre anche per rilanciare la piattaforma su fisco, pensioni e politica industriale, mentre una manifestazione nazionale è stata indetta dai metalmeccanici della Fim per il 30 settembre in piazza Montecitorio.
Nel ventaglio di posizioni sindacali, anche il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, è disponibile a discutere di tutto, articolo 18 compreso, ma a una condizione: «C’è un paletto insormontabile – ha spiegato – non si toccano le tutele acquisite, perché un conto è avvicinare due mondi, ma quello che non si può fare è modificare l’articolo 18 per chi già ce lo ha». Fatta questa premessa, per Angeletti il Jobs act dovrebbe facilitare le nuove assunzioni, e nell’ambito del contratto a tutele crescenti si può ragionare su come articolare queste tutele: «Si potrebbe agire sugli indennizzi introducendo un articolo 18 ulteriormente modificato – è il ragionamento di Angeletti – nel senso di un risarcimento nel caso di licenziamenti per ragioni economiche, nella misura di 15 o 16 mensilità e a crescere».
A livello di categorie, Cgil, Cisl e Uil hanno indetto una mobilitazione unitaria nel pubblico impiego che l’8 novembre scenderanno in piazza contro l’estensione al 2014 del blocco dei contratti in corso dal 2010. Soddisfazione da parte dei sindacati delle forze di polizia e Cocer per l’incontro fissato il 7 ottobre con il premier Renzi sulla vertenza relativa allo sblocco del tetto salariale.
Il Sole 24 Ore – 23 settembre 2014