Disco verde definitivo a larga maggioranza dell’aula del Senato al disegno di legge su lavoro autonomo e lavoro agile. Il sì è arrivato con 158 voti, il no con 9 voti mentre gli astenuti sono stati 45. M5s, Lega e Misto-Si si sono pronunciati per l’astensione. Fi ha annunciato il proprio voto favorevole. Ala ha annunciato il voto contrario.
Il ddl diventa così legge dopo quasi 15 mesi dal varo in Consiglio dei ministri.
SCHEDA/1. Maternità, spese e pagamenti in 60 giorni
Il provvedimento collegato alla manovra costituisce, nella prima parte, una sorta di jobs act per le partite Iva, mentre la seconda parte è dedicata alla disciplina del cosiddetto smart working.
SCHEDA/2. Il dipendente diventa “agile”. Nero su bianco il diritto a spegnere pc e tablet.
“Oggi il percorso di riforma del lavoro definito nel Jobs Act si completa con un provvedimento innovativo e di grande importanza, che punta a sostenere e valorizzare il lavoro autonomo non imprenditoriale, attraverso un sistema di tutele specifiche, e a migliorare la qualità della vita dei lavoratori dipendenti, favorendo la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro”, ha commentato il ministro Giuliano Poletti a valle dell’approvazione.
Il professor Mariano Corso, responsabile dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, parla di un “passo avanti” per la diffusione dello smart working in Italia, ma rimarca che il testo “non consente di fare qualcosa in più rispetto a prima – alcune aziende già lo praticano da anni -, né tantomeno definisce obblighi di attuazione o incentivi”. In ogni caso, “enuncia principi e promuove diritti di grande valore, eliminando gli alibi di chi riteneva mancasse l’adeguato supporto normativo per il Lavoro Agile”.
Secondo l’Osservatorio meneghino in Italia ci sono già circa 250 mila in Italia gli Smart Workers, cioè i lavoratori subordinati che godono di discrezionalita? nella definizione delle modalita? di lavoro in termini di luogo, circa il 7% del totale di impiegati, quadri e dirigenti. E il 30% delle grandi imprese ha già fatto qualche passo in questa direzione: “Tocca ora alle PMI e alle Pubbliche Amministrazioni, rimaste per il momento ai margini del fenomeno”, conclude Corso.
Repubblica – 10 maggio 2017