La prima zanzara positiva al virus del West Nile è stata trovata il 14 giugno a Jesolo. Poi altri gruppi infetti sono stati segnalati nelle trappole posizionate nei comuni di Caorle e a Ceggia. «Ma è tutto sotto controllo – precisa il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia — l’Usl 4 ci ha confermato che non si tratta di emergenza, abbiamo comunque intensificato la profilassi e di piani di disinfestazione». Sono le ultime segnalazioni, in precedenza c’erano stati casi nelle province di Verona, Treviso e Rovigo, tanto da spingere il sistema di sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori a far aumentare le azioni di contrasto previste dal piano regionale.
«Il contagio umano nella forma neuro-invasiva — spiega l’assessore alla sanità Luca Coletto — non è fortunatamente frequente, ma quando si presenta, il sistema sanitario, già allertato, è in grado di riconoscere prontamente la malattia ed erogare cure efficaci, quando un paziente si presenta con determinati sintomi di interessamento neurologico». L’attenzione è aumentata in questi giorni, quando è emerso un quadro preciso della situazione, anche perché le zanzare del tipo «Culex pipiens» risultate positive al West Nile virus sono state trovate nei comuni balneari. Ecco perché l’Usl consiglia di indossare indumenti di colore chiaro, il più possibile coprenti e di applicare repellenti direttamente sulla pelle.
«Ma purtroppo non siamo l’unico ambito del Veneto ad aver rilevato la presenza di vettori infetti —spiega il dottor Luigi Nicolari, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 4 — quindi le contromisure vanno assunte su ampia scala, a partire dalla disinfestazione sia nelle aree pubbliche che in quelle private dove il pubblico non può intervenire. Va ricordato, che questo virus può essere molto pericoloso se infetta anziani fragili o con altre malattie, nelle quali può causare forme di meningoencefalite, mentre nelle persone sane e nella maggior parte dei casi da luogo ad un quadro clinico simile all’influenza». Il periodo di incubazione del West Nile va mediamente dai 3 ai 12 giorni, nei casi gravi la «febbre del Nilo» provoca cefalee anche forti, rigidità di collo, febbre elevata, momenti di appannamento, tutti sintomi che — sottolineano gli specialisti — è bene verificare presso il proprio medico o al Pronto soccorso. I casi gravi comunque sono rari: solo nel 25 per cento si manifestano sintomi lievi, paragonabili a quelli dell’influenza, e solo un caso su cento porta al ricovero in ospedale (uno su mille si aggrava fino al decesso).
I 21 comuni dell’Usl 4 sono stati invitati ad intervenire come previsto dal protocollo regionale intensificando i piani di disinfestazione, così come hanno fatto anche le altre aziende sanitarie nei cui territori sono state trovate le zanzare infette. Nessun riscontro invece nella vicina Venezia: «Abbiamo le apposite trappole per catturare le zanzare ed esaminale per capire se sono portatrici del virus — spiega il dottor Luca Sbrogiò, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 3 Serenissima — ma finora non si sono registrati casi». L’infezione non si trasmette per contagio diretto tra uomo a uomo, ma solamente attraverso la puntura di zanzara infetta o con trasfusione di sangue.
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