Passi chiusi in Valtellina, dove sono caduti quaranta centimetri di neve in poche ore, ed acqua alta a Venezia e lago d’Iseo a rischio esondazione, per non contare la pioggia e il calo della temperatura di 15 gradi a Milano e le cime imbiancate anche in Liguria, acqua alta a Venezia.
E poi il Giro d’Italia costretto ad annullare la tappa di ieri e a modificare quella di oggi, e frane in molte zone del Nord Italia, come quella che ha interessato un tratto dell’A4 tra le due gallerie dei Colli Berici, paralizzando il traffico nel tratto vicentino della Venezia-Milano. A Sud, vento forte e mareggiate: ad Ostia, onde fino a cinque sei metri causa il forte vento e raffiche a 90 km l’ora. Più inverno che primavera, per una fine di maggio che assomiglia a febbraio, e che mette a rischio il lavoro nelle campagne.
A fare una prima stima dei danni provocati nella campagne dal ritorno improvviso dell’inverno e accompagnata da un’ondata di maltempo ci pensa la Confederazione italiana agricoltori, che calcola in almeno 500 milioni di euro i danni riportati dalle colture. Le conseguenze maggiori si registrano al Nord, specialmente in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, aree per le quali la Cia sollecita la proclamazione dello stato di calamità naturale in modo che si possa intervenire tempestivamente nei confronti degli agricoltori, già in grande difficoltà a causa degli onerosi costi che pesano sulla gestione aziendale.
Nelle regioni settentrionali, segnala la Cia, si è avuto un aumento del 50% delle precipitazioni rispetto al 2012. E nei campi allagati dalle eccezionali piogge e colpiti anche da abbondanti nevicate, straordinarie in questo periodo dell’anno, da violente grandinate e trombe d’aria, le coltivazioni hanno subito gravi danni: dal mais alla soia, dall’ortofrutta alla vitivinicoltura, dal riso ai pomodori all’olivicoltura Non solo. Le conseguenze sono state pesanti anche per i terreni, devastati da frane e smottamenti, e per le strutture aziendali (serre, stalle, magazzini, fienili, cantine), fortemente danneggiate.
Ancora più grave il bilancio dei danni che arriva dalla Coldiretti, concorde nel chiedere di avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale per territori più colpiti: con l’ultima ondata di maltempo il conto complessivo dei danni, dei maggiori costi e delle perdite produttive provocate dalla primavera impazzita si aggirerebbe intorno al miliardo di euro.
Il Sole 24 Ore – 25 maggio 2013