La Stampa. Avete notato più zanzare del solito? Non siete gli unici, e non vi sbagliate. Ma anche cavallette, coleotteri, pappataci e cimici. È l’estate dell’invasione degli insetti. La causa? Tante cause, ovvero una serie di fattori che moltiplicano la loro diffusione. Da un lato ci sono meteo e clima: la presenza è favorita dal caldo estremo, umidità alta, periodi siccitosi alternati a piogge intense e ovviamente surriscaldamento globale. Ma queste condizioni non bastano a spiegare l’emergenza. Bisogna aggiungere anche la graduale trasformazione dell’agricoltura – sempre più industrializzata da un lato, ma con molti campi abbandonati dalle famiglie contadine dall’altra –, la perdita di biodiversità che altera gli equilibri e riduce i predatori naturali, l’arrivo di specie aliene dall’estero e il crescente tasso di urbanizzazione. Difficile immaginare una combinazione peggiore.
Le zanzare
L’inverno caldo ha allungato la vita alle zanzare, aumentando i cicli riproduttivi delle specie aliene, come la coreana o la zanzara tigre, ora endemiche nel paese. Le piogge e l’umidità degli ultimi mesi hanno fatto il resto, così ora siamo circondati da zanzare in qualsiasi momento del giorno. Le fastidiose punture possono diventare problemi sanitari veri e propri quando gli insetti diventano vettori di malattie. L’Italia l’anno scorso è stato il Paese più colpito dal virus West Nile, trasmesso dalle zanzare africane (Aedes albopictus e Aedes aegypti, la stessa della febbre gialla). 723 casi registrati nella Penisola, contro i soli 283 della Grecia (al secondo posto in classifica). Nel continente il virus ha raggiunto 1.133 contagi e 92 decessi, l’anno peggiore di sempre. Come spiega l’Istituto superiore di sanità non esiste un vaccino, a differenza della febbre gialla ma nella maggior parte dei casi si guarisce dopo pochi giorni di sintomi.
Le cavallette
L’invasione di cavallette e locuste invece danneggia soprattutto l’agricoltura. I campi colpiti ormai non sono più solo in sud Italia e nelle isole, ma gli sciami di locuste hanno raggiunto anche il Nord Italia. Ad Alessandria, e nello specifico ad Abazia di Masio, come abbiamo raccontato sulle pagine locali del nostro giornale, campi e strade sono coperti di locuste, che con il loro passaggio devastano le coltivazioni. Alcune specie sono italianissime, altri sciami arrivano dall’Africa spostandosi a poco a poco e depositando uova che resistono agli insetticidi, alla siccità e alla pioggia. La temperatura media italiana è salita fino a due gradi rispetto a solo un secolo fa a causa del cambiamento climatico causato dall’uomo e dall’uso di combustibili fossili. Temperature più alte portano il problema a proporzioni bibliche. La Sardegna è la regione più colpita: l’anno scorso ben 50 mila ettari presi d’assalto. La causa però non è solo il caldo, ma l’abbandono dei campi una volta destinati a uso agricolo: qui gli insetti trovano riparo e l’habitat perfetto per riprodursi e deporre le uova.
Cimici, coleotteri, zecche
Dal Piemonte è partito anche l’allarme cimici dell’olmo, insetti più piccoli delle classiche cimici che aggrediscono gli alberi e invadono spesso i centri abitati. La specie si è diffusa ormai in tutto il nord Italia, partendo dall’Emilia-Romagna. Una specie non solo invasiva ma anche aliena (quindi proveniente da altri habitat e regioni del mondo) è Popillia japonica, il coleottero giapponese che chiunque abbia un orto conosce bene. Un insetto che invade giardini e campi cibandosi delle piante. Non si può dimenticare poi la zecca, che può trasportare la pericolosa malattia di Lyme, scoperta per la prima volta nel 1975. In Europa si contano 230.000 casi, e in Italia colpisce soprattutto in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto e Trentino Alto-Adige.
Le soluzioni
Quando si parla di possibili soluzioni all’invasione è il pesticida. Disinfestare campi e giardini, ma si tratta di una strategia miope. Primo perché i pesticidi, anche quelli di ultima generazione, provocano effetti collaterali alla terra e agli animali. Secondo perché molte specie sviluppano resistenza agli insetticidi. «È inutile mettere un cerotto su un’emorragia», spiega l’etologa Chiara Grasso. «Dobbiamo prevenire e educare». Le soluzioni quindi sono sistemiche e a lungo termine: ripristinare le aree naturali, così da avere “zone cuscinetto”, e favorire il ripopolamento dei predatori naturali. Per John Belushi in Blues Brothers le cavallette erano una scusa, per noi sono un pericolo. Ma la soluzione al problema non è provare a spazzarli via, bensì il contrario: servono più insetti, più animali, più biodiversità. —