Aumentano i poveri, soprattutto nelle famiglie numerose: sono più di un italiano su quattro. Cresce la forbice tra chi sta meglio e chi sta peggio. La crisi ha mandato in fumo il 12% della ricchezza. L’analisi dell’Istat fotografa così le condizioni di vita degli italiani nel 2015.
Entrando nei dettagli dell’indagine, il 28,7% (poco meno di 17 milioni e mezzo) vive a rischio povertà o esclusione sociale. È la percentuale più alta da quando, nel 2004, si è iniziata l’indagine. Esaminando la situazione con criteri europei, se aumentano i soggetti a rischio povertà (dal 19,4% nel 2014 al 19,9 del 2015), diminuiscono quelli che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 12,1% all’11,7). Invariata la quota di persone in famiglie gravemente deprivate (11,5). Mentre le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale e aumentano dal 40,2% del 2014 a 43,7 del 2015. Questa quota sale al 48,3% (dal 39,4) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8) nelle famiglie con tre o più minori.
Quando si tratta di stringere la cinghia, secondo l’Istat, in testa alle rinunce ci sono i tagli alla settimana di vacanza (47,3%), seguite dal rinvio di spese improvvise (39,9) superiori a 800 euro, ad esempio per la riparazione dell’auto, e dall’accumulo di bollette da pagare (14,9). C’è anche chi (il 17%) decide in inverno di spegnere i riscaldamenti casalinghi. È preoccupante che l’11,8% degli intervistati indica, non per fare la dieta, la scelta di concedersi un pasto proteico solo ogni due giorni.
Inoltre si allarga la forbice tra chi sta meglio e chi sta peggio: le famiglie più ricche hanno un reddito che passa dal 2009 al 2014 da 4,6 a 4,9 volte quello delle più povere. In termini assoluti il reddito netto medio di una famiglia nel 2014 è stato di 29.472 euro (circa 2.456 al mese): la metà delle famiglie, però, in media non riesce a racimolare più di 24.190 euro netti l’anno (2.016 al mese). Il gruzzolo scende nel Mezzogiorno a 20 mila l’anno (1.667 al mese). La dimostrazione di una Italia spaccata a metà è in due cifre: il rischio di povertà e esclusione sociale è il 13,7% nella provincia di Bolzano e il 55,4% in Sicilia. Risulta poi a rischio povertà chi vive in famiglie «che nel 2014 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano». Tradotto: 9.508 euro annui per un nucleo con un solo adulto. Quindi chi può sceglie di cambiare aria: continua a crescere tra 2014 e 2015 da 89 mila a 102 mila unità (+15%) il numero degli italiani che lasciano il Paese. L’Eurostat ha ieri diffuso i dati sulla crescita del Pil nel terzo trimestre: +0,3% congiunturale, +1,7% tendenziale.
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 7 dicembre 2016