Prosegue il lavoro alla Camera sul Def. Per l’Istituto di Statistica lo sconto Irpef alle famiglie scende dal 3,4% allo 0,7% del reddito, più questo sale. I benefici fiscali complessivi sono di 11,3 miliardi. Impatto limitato allo 0,1% del Pil. Bankitalia: “Ripresa fragile, piano dismissioni ambizioso”. Ma i tagli per il 2015 rischiano di non bastare. Corte Conti scettica sul gettito Iva
Il taglio della pressione Irpef sul lavoro dipendente si tradurrà in un guadagno medio annuo per beneficiario pari a 714 euro per le famiglie più povere. È il risultato di una simulazione Istat illustrato dal presidente dell’Istituto, Antonio Golini, nel corso dell’audizione sul Def nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il beneficio, misurato come minore imposta in rapporto al reddito di appartenenza della famiglia, dovrebbe essere pari infatti al 3,4 per cento per il quinto di reddito più povero e sarà invece pari allo 0,7% del quinto di reddito più ricco. In valore assoluto si tratta appunto di 714 euro per le famiglie più povere, di 796 euro per le famiglie del secondo quintile di reddito, di 768 per quelle del terzo quintile, di 696 per quelle del quarto quintile e di 451 per le famiglie più ricche.
Quanto alla riduzione dell’Irap, che ammonta complessivamente a circa 1,4 miliardi di euro, l’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla ai fini Irap «restringe la platea degli interessati» agli sgravi Irap a «circa 620mila imprese, il 72,2%». I beneficiari, ha aggiunto Golini, «sono percentualmente più numerosi tra le imprese mediograndi che operano nel settore manifatturiero, le imprese residenti nel Nord-Ovest, e le imprese in gruppo nazionale ed estero». L’effetto congiunto delle misure delineate nel Def per gli stimoli dei consumi e in parte degli investimenti potrà sostenere la crescita del Pil di 0,2 punti percentuali su base annua, secondo l’Istat. Ma al netto degli interventi di copertura delle maggiori spese e minori entrate previste nel Def, l’effetto positivo della crescita potrebbe essere ridotto a circa 0,1 punti percentuali.
Dal canto suo, la Corte dei conti nell’ audizione di ieri ha evidenziato un «velo di incertezza» sulla crescita delle entrate attesa dal 2015 grazie alla revisione delle agevolazioni fiscali. Un’incertezza, ha affermato il presidente Raffaele Squitieri, «alimentata dalle difficoltà a porre mano alla revisione delle agevolazioni sperimentate in passato». Il presidente della magistratura contabile ricorda i tentativi «più lontani», risalenti al 2008, con la «prefigurata alternativa fra tagli selettivi e tagli lineari», e quelli «più recenti» con una «revisione percentuale delle detrazioni d’imposta prevista dalla legge di stabilità 2014 eliminata e sostituita con una parte dei proventi della spending review».
La Corte segnala infine che «si tratta di una partita che vale tre miliardi nel 2015, sette miliardi nel 2016 e 10 dal 2017, e che rappresenta fra il 26 per cento e il 62% delle maggiori entrate tributarie previste dal Def fra il 2015 e il 2018».
Il Sole 24 Ore – 16 aprile 2014