L’Istituto vede proseguire la fase di “crescita moderata”, ma ci sono più nubi all’orizzonte: senza ancora considerare il pieno dispiegarsi degli effetti di Brexit, consumi e indicatori di fiducia mostrano un affievolirsi della spinta economica
Consumi e clima di fiducia come spie d’allarme. Per non parlare ancora dei possibili contraccolpi dai traumi più recenti, in particolare lo scenario di incertezza generato dal referndum sulla Brexit con il sistema bancario italiano tornato sotto la speculazione dei mercati. La nota mensile dell’Istat prende atto dell’indebolirsi delle prospettive economiche italiani, limitandosi per ora ai primi due aspetti: “Segnali meno favorevoli provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi. In questo quadro, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato un’ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine”, scrivono gli statistici nella loro nota mensile sull’andamento dell’economia.
Complessivamente, a dire il vero, prima che segnalare gli elementi di tensione il documento dell’Istat prende atto del fatto che “prosegue la fase di crescita moderata dell’economia italiana sostenuta dal miglioramento dei ritmi produttivi dell’attività manifatturiera e dai primi segnali di ripresa delle costruzioni, in presenza di un recupero della redditività delle imprese e di un aumento dell’occupazione”.
Indicando le prospettive per l’economia italiana, l’Istituto sottolinea che “nel primo trimestre le performance delle società non finanziarie hanno confermato la tendenza al miglioramento dei mesi precedenti: rispetto al trimestre precedente il valore aggiunto è aumento dell’1,2%, il risultato lordo di gestione dell’1,5% e gli investimenti fissi lordi dell’1,0%. A questi segnali corrisponde, tuttavia, un’evoluzione modesta ed eterogenea degli indici di fiducia nel secondo trimestre che segnalano il lieve miglioramento dei giudizi delle imprese manifatturiere e di costruzione a fronte del peggioramento di quelli delle imprese dei servizi di mercato e del commercio”. E quindi la sentenza, ancora per altro da completare in attesa del pieno dispiegarsi di Brexit: “In assenza di una quantificazione dei possibili effetti economici dell’esito del referendum del Regno Unito, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha evidenziato un’ulteriore decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da inizio anno”.
Repubblica – 5 luglio 2016