Il 2016 va in archivio come un anno di ripresa del potere d’acquisto delle famiglie, con una dinamica che non si vedeva da quindici anni, ma nell’ultima fase dell’anno la ripresa dei prezzi (spinta da quelli energetici) ha portato a una inversione di tendenza.
Secondo i dati diffusi dall’Istat, il potere d’acquisto delle famiglie nell’intero 2016 è aumentato dell’1,6%, il rialzo maggiore dal 2001, ovvero da quindici anni. Gli statistici però registrano un calo dello 0,9% nell’ultimo trimestre dell’anno, rispetto al periodo precedente. Per il 2016 l’Istat segna lo stesso aumento (+1,6%) anche per il reddito disponibile delle famiglie, il maggiore dal 2011. Ma come il potere d’acquisto, che è il reddito reale, l’indice scende su base trimestrale (-0,6%). Di fatto, la disponibilità è salita sia a livello nominale che depurando i dati dall’inflazione, grazie al fatto che i prezzi sono rimasti piatti. Una dinamica che si dimostra fragile, esposta al – seppur minimo – rialzo dei prezzi.
Non a caso dal Codacons parlano subito di una “illusione ottica” e attribuiscono il progresso “unicamente alla deflazione e al crollo dei prezzi al dettaglio avvenuto nel corso del 2016, quando l’inflazione ha fatto segnare una media del -0,1%”. Il presidente Carlo Rienzi ne approfitta allora per ricordare i traumi economici delle famiglie: “La strada per tornare ai livelli di potere d’acquisto e consumi pre-crisi è ancora molto lunga, e a dirlo sono i numeri. Tra il 2007 e il 2014, infatti, la capacità di spesa delle famiglie è diminuita complessivamente del -12%, mentre nello stesso periodo i consumi degli italiani sono crollati per la maxi-cifra di 80 miliardi di euro”.
Intanto, tornando all’Istat, la statistica incassa la crescita che si è vista anche alla voce della spesa per consumi finali delle famiglie italiane: nel 2016 è salita per il terzo anno consecutivo, registrando un rialzo dell’1,3%. Anche la propensione al risparmio delle famiglie ha fatto un passo in avanti, salendo di 0,2 punti percentuali rispetto al 2015: dall’8,4% all’8,6%. Ma anche in questo caso, si è contratta improvvisamente nell’ultimo trimestre dell’anno, quando il reddito disponibile è sceso mentre i consumi sono rimasti in crescita.
Nel rapporto Istat si fa anche il punto sui conti della Pa, confermando i dati diffusi a inizio anno: il deficit dei conti pubblici italiani è stato pari nel 2016 al 2,4% del Pil, in riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2015. Nel quarto trimestre dello scorso anno l’indebitamento netto in rapporto al Pil è stato del 2,3%, stabile rispetto allo stesso trimestre del 2015. Se si guarda invece al saldo primario (ovvero il bilancio dello Stato al netto delle spese per gli interessi sul debito), nel complesso dell’anno scorso è rimasto stabile e positivo per l’1,5% del Pil. Da ultimo, la pressione fiscale nel quarto trimestre del 2016 è diminuita di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2015, scendendo al 49,6%.
Leggi su Repubblica – 4 aprile 2017