L’Istat, all’interno dell’indagine su “Consistenza del bestiame bovino, bufalino, suino e ovicaprino”, ha raccolto dati aggiuntivi relativi all’impatto del Covid-19 nelle aziende agricole che praticano allevamento. Nel primo semestre 2020 le macellazioni di bovini diminuiscono del 17,8%, quelle dei suini del 20,2% rispetto allo stesso semestre del 2019. Nel mese di giugno, a fine lockdown, si registra un recupero del numero dei capi macellati per entrambe le categorie. Sempre primo semestre del 2020 diminuisce l’importazione di bovini e bufalini (-1,2%) e, più marcatamente, quella dei suini (-21,6) sullo stesso periodo dell’anno precedente. Aumenta invece l’export sia dei capi bovini e bufalini (+15,1%) che dei suini (+2,2%). Le aziende registrano una marcata riduzione dei prezzi di vendita (-63,4%). La diminuzione dei prezzi riguarda soprattutto le aziende del Nord Italia (più del 70% delle aziende) mentre è inferiore al Centro-sud (meno del 50%). Ha interessato inoltre circa l’87% dei grandi allevatori. Meno colpito il Nord est (45,9%). La riduzione della domanda ha avuto maggiore incidenza per le piccole e grandi aziende (circa il 58%) rispetto a quelle di media dimensione (45%).
SCARICA ISTAT. Impatto del COVID sugli allevamenti
La crisi economica causata dal Covid-19 ha avuto e sta avendo ancora impatti più o meno rilevanti su tutte le attività produttive. Durante il lockdown a causa della chiusura diffusa di hotel, ristoranti e catering, le vendite al consumo si sono concentrate sempre più sugli ipermercati, rendendo difficile la distribuzione e commercializzazione di prodotti provenienti da piccole e medie aziende agricole. In particolare il settore degli allevamenti è stato colpito in modo notevole dagli effetti della pandemia anche a causa del diffondersi di numerose fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus.
In tale emergenza la Commissione europea ha adottato alcune misure per aiutare il settore agricolo, compresa l’introduzione di un’eccezionale flessibilità e semplificazione nell’uso del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale. Ad esempio, i fondi disponibili possono ora essere destinati alla cooperazione nella catena di approvvigionamento alimentare, con gli agricoltori che vendono direttamente ai consumatori o la creazione di servizi di consegna a domicilio; gli investimenti a livello di azienda agricola possono essere sostenuti per la trasformazione, la commercializzazione o l’imballaggio degli alimenti, ecc.
La Commissione ha adottato misure eccezionali per i mercati agroalimentari che hanno avuto il maggiore impatto della pandemia, tra cui misure per gli aiuti all’ammasso privato nei settori lattiero-caseario e delle carni. Il 30
aprile 2020 ha inoltre presentato una proposta di modifica dell’atto di base sullo sviluppo rurale (Reg. UE n. 1305/2013) che mira a inserire una nuova misura che consentirebbe agli Stati membri di versare una somma forfettaria agli agricoltori e alle piccole imprese agroalimentari particolarmente colpite dalla crisi COVID-19. In questo contesto l’Istat, all’interno dell’indagine su “Consistenza del bestiame bovino, bufalino, suino e ovicaprino”, ha raccolto dati aggiuntivi relativi all’impatto del Covid-19 nelle aziende agricole che praticano allevamento.
Capi in aumento al 1°giugno 2020
Confrontando il numero di capi posseduti dall’azienda tra giugno 2019 e giugno 2020 in Italia si registra un aumento di tutte le specie di animali considerate nel patrimonio nazionale zootecnico, in particolare si registrano: +1,6% per i bovini e +2,2% per i bufalini (nella figura sottostante, la consistenza del bestiame al 1°giugno – anni 2019 e 2020 – valori assoluti: migliaia di capi). L’aumento del numero di capi detenuti in azienda appare connesso alla riduzione delle macellazioni registrate in concomitanza al lockdown, iniziato il Italia il 9 marzo 2020 e terminato il successivo 18 maggio.
Macellazione di bovini nel primo semestre 2020
Sono basse, ma comunque evidenti le contrazioni nei settori bovini e bufalini. Nel primo semestre 2020 le macellazioni dei bovini diminuiscono del 17,8% rispetto allo stesso semestre del 2019 (nella figura in basso, è raffigurata la consistenza del bestiame al 1° giugno – anni 2019 e 2020 – valori assoluti: migliaia di capi). A fronte di una riduzione di domanda si è fatto ricorso al rinvio della macellazione, infatti nel mese di giugno, a fine lockdown, si registra un recupero del numero dei capi macellati. Le conseguenze immediate della diminuzione della macellazione sono state il deprezzamento del valore dei capi, l’aumento dei costi di alimentazione e la difficoltà nella gestione degli spazi a causa del rallentamento del flusso di uscita degli animali.
Import ed export
Nel primo semestre del 2020 diminuisce l’importazione di bovini e bufalini (-1,2%), ma aumenta invece l’esportazione a +15,1%.
Gli effetti sulle aziende – prezzi di vendita ridotti
Le aziende registrano una marcata riduzione dei prezzi di vendita (-63,4%). La diminuzione dei prezzi riguarda soprattutto le aziende del Nord Italia (più del 70% delle aziende) mentre è inferiore al Centro-sud (meno del 50%). Ha interessato inoltre circa l’87% dei grandi allevatori meno colpito il Nord est (45,9%). La riduzione della domanda ha avuto maggiore incidenza per le piccole e grandi aziende (circa il 58%) rispetto a quelle di media dimensione (45%).
Fonte: Istat